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Gli Stati Uniti accusano il vice presidente del Venezuela di essere un narcotrafficante

Tareck El Aissami è stato sanzionato dal governo statunitense, che lo ritiene coinvolto in un traffico internazionale di droga al servizio dei principali cartelli del narcotraffico.
A cura di Davide Falcioni
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Il vice-presidente del Venezuela Tareck El Aissami è stato inserito nella black list del governo degli Stati Uniti per "il significativo ruolo svolto nel narcotraffico internazionale". Il vice di Nicolas Maduro, di origini siriane, non potrà per questo fare più ingresso negli USA in futuro. La decisione, si legge nelle motivazioni pubblicate dal dipartimento del tesoro americano, è il risultato di una lunga indagine ed è una "misura contro una singola persona, non contro un governo". Secondo l'accusa Aissami agevolava i movimenti di grandi partite di narcotici via mare e via aria per conto di Walid Makled, un boss della droga venezuelano condannato per narcotraffico, e altri cartelli.

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Tareck El Aissami accusato anche di Legami con Iran e Libano

Come se non bastasse il vice presidente venezuelano, in passato governatore dello stato di Aragua e ministro dell’Interno e della Giustizia tra il 2008 e il 2012 – durante il governo di Hugo Chavez – , è anche sospettato di avere legami con l'esecutivo iraniano e con il partito sciita libanese Hezbollah, che gli Stati Uniti annoverano tra i gruppi terroristici. Sempre secondo gli USA, Tareck El Aissami avrebbe condotto uno strano traffico di passaporti venezuelani finiti nelle mani dei membri della fazione libanese. Ma le ragioni delle sanzioni al vice di Maduro sono anche politiche: l'incarico di vicepresidente assunto il 4 gennaio 2017 dal sudamericano, temono gli statunitensi, potrebbe condurre Aissami alla prossima poltrona presidenziale sostituendo un Maduro in netta difficoltà.

Il precedente: quando Obama sanzionò il ministro degli interni venezuelano

Nicolas Maduro, presidente del Venezuela
Nicolas Maduro, presidente del Venezuela

L'inserimento di un politico venezuelano di primo piano in una black list statunitense non è una prerogativa del discusso Donald Trump: al contrario, anche nel 2016 Washington – sotto la guida di Barack Obama – mosse accuse simili al ministro degli Interni Nestor Reverol, anche in quel caso per presunti legami con il narcotraffico. Reverol rispose che il provvedimento faceva parte di una forma di "guerra non convenzionale" della Casa Bianca contro il governo bolivariano. Non è un mistero, in effetti, che gli Usa abbiamo sempre appoggiato apertamente le formazioni di destra del paese sudamericano, rimediando però negli anni pesanti delusioni.

Obama: "Il Venezuela è una minaccia". Maduro: "Ridicolo"

Ovviamente l'elezione di Trump non ha rappresentato per Caracas una buona notizia, ma anche Obama non è stato affatto "amico". L'ormai ex presidente ha infatti rinnovato a gennaio lo stato di "emergenza nazionale" a causa della "inusuale e straordinaria minaccia" che il Venezuela rappresenterebbe per gli Stati Uniti. Accuse che Caracas non ha esitato a definire "ridicole".

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