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Gli scontri di Madrid: il bisogno di solidarietà vince sulla violenza, nonostante tutto

Tra le immagini che raccontano degli scontri di Madrid e del tentativo dei cittadini spagnoli di imporre le proprie, umane necessità a un governo sordo ai bisogni e schiavo della Troika, quella più amata ritrae un barista intento a difendere i manifestanti. Perché?
A cura di Anna Coluccino
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Tra le centinaia di foto che – in queste ore – circolano in rete per raccontare all'Europa e al mondo la dura resistenza dei cittadini spagnoli alla politica neoliberista, ce n'è una che colpisce più di altre e che – non a caso –  sta facendo il giro del web. Tutti ne parlano, tutti ne elogiano i contenuti, il nome e il gesto del protagonista degli scatti sono ormai patrimonio collettivo della rete. È la foto di un cameriere che protegge un nutrito gruppo di manifestanti concedendogli asilo nel suo locale. Il fatto è avvenuto la scorsa notte, quando gli scontri tra polizia e protestanti hanno cominciato a far vittime. Del resto, si sa, le strade sono pubbliche e – per le nuove leggi spagnole – farne scenario di protesta significa indugiare in attività di matrice terroristiche. La polizia è perciò legittimata al pestaggio, non incorrere in nessun rischio spaccando teste a destra e a manca nella pubblica piazza. Ma se viola una proprietà privata, allora è un'altra cosa, e lì i rischi ci sono eccome: paradossi delle società evolute. Ed è per questo che – spesso – si cerca riparo nelle case, nei negozi, ovunque ci sia qualcuno che si mostri disposto ad aprire le porte. In ogni caso, chiunque abbia partecipato ad almeno una manifestazione in cui la tensione era particolarmente alta, sa bene che il rapporto tra manifestanti e negozianti non sempre è idilliaco. Ci sono quelli che chiudono le saracinesche al semplice passaggio del corteo per evitare di essere coinvolti, quelli che si barricano dentro con i clienti all'inasprirsi delle schermaglie, quelli che escono a fare la paternale ai giovani manifestanti (alcuni per dir loro di andare a lavorare, altri per ricordar loro che tanto è tutto inutile), altri – semplicemente – proteggono dalle cariche giovani donne e uomini nascondendoli, perché potrebbero essere figli loro. Infine, ci sono quelli che resistono e protestano al pari di chi è sceso in piazza, quelli che si producono in gesti di solidarietà affatto scontati e – anzi – particolarmente significativi in un momento come quello presente, assumendosene piena e manifesta responsabilità.

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Proteggere apertamente i manifestanti da un poliziotto non significa solo essere pronti a rischiare la propria incolumità fisica, il proprio lavoro, la propria "serenità professionale", significa soprattutto rivolgere un'accusa chiara e sonora alle forze preposte alla protezione del cittadino. Significa affermare che non c'è nobiltà né senso del dovere nelle loro azioni; significa dare sostanza all'idea che, così come non si riconosce nessuna autorevolezza e nessuna capacità governativa ai politici che si limitano ad applicare il vangelo neoliberista nonostante gli enormi danni che provoca, allo stesso modo non si riconosce nessuna autorità alle forze dell'ordine che difendono le azioni dei responsabili della sofferenza patita da una larghissima parte della popolazione (loro inclusi) accanendosi su cittadini disperati in cerca di giustizia.

Eppure, dietro il successo di queste immagine si cela molto di più questo semplice assunto. E il punto non è discutere di se il gesto del barista sia più o meno riconducibile al solo coraggio personale o al pensiero politico individuale. Se anche fossero personali le ragioni del gesto, milioni di persone al mondo hanno voluto leggere in quel gesto quello di cui sentono urgente bisogno: solidarietà. Il bisogno diffuso è quello di sentirsi e comportarsi da 99%, da esseri umani che vogliono evolvere, cambiare, riconquistare potere, libertà, giustizia. Se milioni di persone al mondo decidono di rappresentare quanto accade in Spagna utilizzando in prevalenza immagini di questo tipo piuttosto che servendosi di quelle che ritraggono teste sanguinanti, esseri umani brutalizzati, adolescenti trascinati a forza, anziani pestati, significa che quel che si desidera comunicare non è: guardate quanto sono cattivi i poliziotti, guardate cos'è disposto a fare il potere pur di proteggersi. Non ci si sofferma più sull'enfatizzazione della guerra del pezzente: noi contro di loro, buoni contro cattivi, stato assassino contro popolo, individui critici contro servi del potere, ma ci si focalizza sul bisogno – che si fa imperativo morale – di solidarietà: un bisogno di solidarietà che è sia esogeno – e si esprime nella voglia di unificare le lotte dei territori che soffrono più di altri le conseguenze della cura neoliberista – che endogeno – e si manifesta nel bisogno reale, urgente di una solidarietà-di-prossimità, nel sapere di poter contare sulla comprensione e il sostegno dei propri connazionali, dei propri vicini di casa, dei camerieri incontrati per caso, di tutti quanti soffrono la crisi e cominciano a capire che il primo passo verso l'evoluzione è il sostegno, il riconoscimento di una condizione collettiva, intergenerazionale, interclassista.

Le immagini della Cafeteria Prado a Madrid fanno il giro del mondo perché in quelle immagini è nascosto un sentito, chiaro appello all'Europa. Ma stavolta nessuno parla all'Europa dei padroni, né si parla all'Europa del potere e al suo braccio armato per chieder conto delle loro azioni. Quelle immagini parlano ai cittadini europei, agli elettori, ai disperati, ai confusi, agli irriducibili, a tutti coloro che si credono indifesi e impotenti nei confronti dei dictat e dei dogmi del potere e che – invece – possiedono un'arma potentissima: la solidarietà, vale a dire la capacità di compattarsi non già contro qualcosa o qualcuno, ma con qualcosa o qualcuno allo scopo di soddisfare un'esigenza collettiva. Se l'Europa dei comuni esseri umani fosse unita, all'Europa degli speculatori non resterebbe che cedere; l'unica alternativa – per loro – sarebbe un'esplicita svolta totalitaria e, a quel punto, si giocherebbe – quanto meno – a carte scoperte.

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