Gli abitanti di Fukushima e l’urina radioattiva
Sono passati più di tre mesi dal terremoto e dal conseguente tsunami che hanno sconvolto il Giappone causando, tra l'altro, il dramma nucleare di Fukushima. Pochi ne parlano ormai nonostante la situazione in Giappone sia tutt'altro che migliorata. Le autorità della provincia di Fukushima, epicentro della crisi nucleare giapponese, hanno iniziato oggi ad effettuare dei controlli per misurare le radiazioni alle quali sono state esposte approssimativamente 2 milioni di persone.
I check-up medici hanno come obiettivo quello di analizzare la quantità di materiale radioattivo eventualmente presente nei residenti, eventualità che verrà confermata o meno attraverso le analisi delle urine e degli appositi misuratori di radioattività. I primi esami sono stati effettuati oggi nell'Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche di Chiba con un gruppo di dieci abitanti provenienti dalla città di Namie, a meno di venti chilometri dalla centrale di Fukushima Daiichi (all'interno della zona di esclusione imposta dal governo nipponico).
Le autorità di Fukushima hanno accettato di condurre questo tipo di prove davanti alla crescente preoccupazione per il livello di esposizione alle radiazioni nella zona ed i risultati a lungo termine verrano utilizzati per analizzare come il corpo umano reagisce a piccole dosi di esposizione radioattiva durante un periodo di tempo prolungato. La scorsa settimana le autorità di Fukushima avevano anche deciso, come misura preventiva e davanti al crescente allarmismo della popolazione, di distribuire dosimetri a circa 280.000 bambini.
La situazione nel paese del Sol Levante resta dunque preoccupante soprattutto per la salute dei giapponesi che vivono vicino al centro nucleare. Secondo il noto quotidiano giapponese, Japan Times, una quantità superiore a 3 millisievert di radiazioni (il sievert misura gli effetti ed i danni provocati dalle radiazioni su un organismo) è stata riscontrata nelle analisi delle urine di una quindicina di abitanti di città distanti più di 30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima. Nonostante le continue rassicurazioni del governo giapponese, sono parecchie le preoccupazioni sulle reali conseguenze sulla salute dell'uomo causate dall'esposizione alle radiazioni che, dopo quasi tre mesi, continuano a fuoriuscire dai reattori danneggiati. [quote|left]|"Non ci sarà nessun problema se le persone del posto non mangeranno verdure o altri prodotti che sono contaminati"[/quote]
"Non ci sarà nessun problema (se le persone del posto) non mangeranno verdure o altri prodotti che sono contaminati", ha dichiarato al Japan Times Nanao Kamada, professore di biologia radioattiva presso la Hiroshima University che ha effettuato le analisi per riscontrare gli effetti delle radiazioni. "Seppure le cifre non hanno superato il massimo di 20 millisievert– ha continuato Kamada – vogliamo informare le persone affinchè possano decidere se continuare o meno a vivere nelle stesse zone". Diverse persone hanno, infatti, già elementi radioattivi nel loro organismo, in tutti è stato riscontrata la presenza di cesio radioattivo e sei di loro hanno accumulato un'esposizione pari a 3,2 millisievert di iodio radioattivo.