Giulio Regeni, testimone: “Lo hanno portato via di forza alcuni uomini”
"Sono in metro, sto andando in piazza Tahrir per incontrare Gennaro", "Va bene, stai attento". Questo è l'ultimo scambio di sms che Giulio Regeni avrebbe avuto con una sua amica intima di nazionalità ucraina. Nè dà notizia il sito web filo-opposizione egiziano al Mesryoon. Sono le 19:41 del 25 gennaio, poche ore prima della scomparsa, il ricercatore italiano si sta recando a un appuntamento con il suo tutor Gennaro Gervasio. Un appuntamento al quale Giulio non arriverà mai.
Questa versione stride con la voce circolata ieri secondo cui un testimone avrebbe riferito agli inquirenti italiani presenti al Cairo che il ricercatore friulano sia stato portato via da "un gruppo di uomini che avevano tutta l'aria di essere dei poliziotti in borghese", davanti all'ingresso della metro, sotto casa di Regeni, poco prima le 20, riportata da alcuni quotidiani italiani.
Sempre "Al Mesryoon" riferisce inoltre che l'ambasciatore egiziano a Roma, Amr Helmy, ha suggerito che l'uccisione di Regeni possa essere opera di gruppi salafiti o di radicali islamici.
Giulio poi sarebbe stato identificato dalla polizia egiziana prima del 25 gennaio. La circostanza è stata riferita agli investigatori, sia al Cairo sia in Italia, da alcune persone la cui attendibilità è ora oggetto di verifiche da parte dei titolari delle indagini.
Renzi a Egitto: "Amicizia solo con verità". "Agli egiziani abbiamo detto: l'amicizia è un bene prezioso ed è possibile solo nella verità". Così Matteo Renzi è intervenuto oggi alla trasmissione Radio Anch'io, aggiungendo: "Noi non ci accontentiamo di un'amicizia senza verità, abbiamo bisogno che i colpevoli veri siano puniti".
Ieri, il membro Copasir Rosa Villecco Calipari, ai microfoni di Fanpage.it, ha detto che la ragion di Stato non può calpestare i diritti della famiglia di Regeni, mentre gli amici di Regeni avevano raccontato che aveva paura perché qualcuno lo aveva fotografato di nascosto a un'assemblea dei sindacati.