Giovane palestinese bruciato vivo. Abu Mazen: “Colpa dei coloni israeliani”
Mohammad Abu Khdeir, il ragazzo palestinese di 16 anni rapito e ucciso nei giorni scorsi a Gerusalemme est, è stato bruciato vivo. A renderlo noto è stata l'agenzia stampa Maan, citando il risultato dell'autopsia sul corpo del giovane, eliminato con ogni probabilità da estremisti ebrei israeliani, come affermato dopo il ritrovamento del cadavere dal Presidente dell'Anp Abu Mazen, che ha invitato le autorità di Tel Aviv a "trovare e punire" gli assassini. Il corpo del giovane palestinese è stato trovato in una foresta alle porte di Gerusalemme.
Inizialmente la polizia israeliana aveva affermato che l'identificazione della salma non era ancora avvenuta, ma a smentirla era stato il cugino della vittima, scosso dal dolore. Abu Mazen ha dichiarato fin dall'inizio che i colpevoli vanno ricercati tra i "coloni ebrei estremisti". Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, da parte sua parla di "fatto deplorevole" chiedendo alle polizia di "fare piena luce su cosa è avvenuto".
Il ritrovamento del cadavere di Mohammad Abu Khdeir ha innescato non pochi disordini nel campo profughi di Shuafat a Gerusalemme Est – dove vive la famiglia – con attivisti palestinesi che hanno divelto le rotaie del treno e successivamente lanciato bottiglie incendiarie contro soldati ed agenti. Le tensioni sono proseguite ieri, quando sono stati celebrati i funerali del giovane e i manifestanti palestinesi sono stati repressi con il massiccio uso di lacrimogeni da parte di Israele.