Giornata della collera in Libia, scontri violenti in Bahrein
Non si placa la sete di democrazia nel mondo arabo. Dopo la rivoluzione egiziana, che ha portato alle dimissioni di Mubarak, e dopo gli scontri violentissimi in Tunisia, che hanno costretto Ben Ali (che pare abbia ricevuto 1.300 milioni di euro dalle banche tunisine) a lasciare il paese, ora tocca agli altri. Bahrein, Yemen e Libia stanno scendendo in piazza per rivendicare i propri diritti e se ci sarà da fare la guerra, saranno pronti a farla.
La situazione in Libia, in particolare, è molto tesa. Il bilancio degli scontri di ieri sera tra manifestanti e forze dell'ordine ammonta, secondo gli ultimi dati, ad almeno 9 morti e 13 feriti. Il muro contro muro, però, continua: Muammar Gheddafi, infatti, non pare intenzionato a scendere a patti con gli oppositori. Per oggi, poi, è stata convocata via internet la "Giornata della collera": a Tripoli ci sarà una grande mobilitazione contro il regime. La speranza è che il governo non opti per una repressione autoritaria della manifestazione, anche se i violenti scontri dei giorni scorsi non fanno presagire nulla di buono.
Intanto gli Stati Uniti, come avevano già fatto per l'Egitto, prendono posizione sulla faccenda, chiedendo al governo di "andare incontro alle aspettative di un Paese che chiede libertà e riforme". Lo ha chiesto espressamente il portavoce del dipartimento di Stato Philip Crowley, il quale ha anche avanzato dei dubbi sulla legittimità democratica di Gheddafi a governare.
Situazione tesissima anche in Bahrein. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, ieri le forze dell'ordine hanno attaccato di sorpresa un accampamento messo su dai manifestanti che presidiavano Piazza Pearl, una delle piazze principali della capitale Manama. Il bilancio della missione punitiva è catastrofico: 4 persone hanno perso la vita, 5 persone sarebbero in condizioni molto gravi e circa una settantina sarebbero state ferite. L'accadimento è stato così commentato dallo sceicco Ali Salman, capo dell'opposizione: "L'attacco è stata una decisione sbagliata, che avrà ripercussioni catastrofiche sulla stabilità del Bahrein". Anche in Bahrein, quindi, la via del dialogo pare essere quella meno battuta e nelle prossime ore potremmo averne la dolorosa conferma.