Giornalista rapita, picchiata e violentata per 15 mesi in Somalia

Rapita, picchiata brutalmente, rinchiusa in una cella tra la sporcizia e continuamente violentata in gruppo dai suoi aguzzini per oltre quindici mesi, è la terribile storia della giornalista Amanda Lindhout catturata in Somalia da un gruppo di terroristi nel 2008, all'età di 24. Amanda Lindhout, che ha deciso di raccontare la sua storia in un libro appena pubblicato dal titolo "A house in the sky", era arrivata nel Paese africano da pochi giorni per raccontare le violenze e le guerre del posto dopo aver convinto il suo ex fidanzato fotografo Nigel Brennan a partire con lei. I due, con pochissime esperienze in zone di guerra alle spalle, furono catturati da un gruppo di ribelli armati dell'organizzazione islamista al Shabaab ritenuto vicino ad al Qaeda mentre erano in visita ad un campo profughi poco fuori dalla capitale Mogadiscio. Insieme a loro fu catturato anche un giornalista somalo, Abdifatah Mohammed Elmi, che lavorava come interprete e che fu rilasciato dopo alcuni mesi di prigionia.

Per Amanda Lindhout e Nigel Brennan invece le violenze continuarono per oltre quindici mesi. Le condizioni per loro furono fin da subito brutali, sono stati picchiati e affamati e neanche la loro conversione all'Islam placò i loro aguzzini che chiesero all'inizio tre milioni di dollari di riscatto. Dopo un tentativo di fuga le loro condizioni sono peggiorate ancora di più, ridotti praticamente ad animali in catene. Secondo alcune fonti durante la prigionia la donna è stata costretta anche a dare alla luce un bambino frutto delle violenze sessuali subite. Infine la coppia è stata liberata sono nel novembre 2009, dopo 460 giorni di prigionia, dopo che le loro famiglie sono riuscite a mettere insieme migliaia di dollari di riscatto.