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Giornalista decapitato: le forze speciali USA tentarono un blitz per liberarlo

I sequestratori avevano chiesto un riscatto di 100 milioni di euro per la liberazione del reporter ma gli USA rifiutarono di pagare e tentarono, fallendo, un blitz delle forze speciali.
A cura di Davide Falcioni
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Le forze speciali dell'esercito americano tentarono, attraverso un blitz, di liberare il giornalista James Foley insieme ad altri ostaggi detenuti in Siria, ma l'operazione si rivelò un fallimento perché i sequestrati in realtà si trovavano altrove. A rivelarlo è stato il Pentagono a 24 ore dalla diffusione del terribile filmato che mostra un miliziano dell'Isis tagliare la testa al reporter di guerra. I vertici della Difesa americane hanno ammesso: "Gli Usa di recente hanno condotto un’operazione per liberare ostaggi americani detenuti in Siria, ma sfortunatamente la missione non ha avuto successo. Gli ostaggi non erano presenti nel luogo preso di mira".

NY Times: "I terroristi avevano chiesto un riscatto di 100 milioni di euro"

Per il New York Times il blitz sarebbe avvenuto di notte in una raffineria del nord della Siria e vi avrebbero partecipato una ventina di soldati altamente specializzati, con il supporto di elicotteri da guerra. L'operazione finì in un nulla di fatto perché gli ostaggi erano stato trasferiti da una manciata di minuti. Non solo: il NY Times rivela anche che gli jihadisti avevano fissato il prezzo del riscatto per la liberazione di Foley in 100 milioni di euro. Il giornale, citando come fonte Philip Balboni, ceo del GlobalPost, il sito d’informazione per il quale lavorava il reporter decapitato, ricorda come, a differenza di molti Paesi europei che "hanno distribuito finanziamenti milionari ai gruppi terroristici per salvare la vita ai propri cittadini", gli Usa non siano propensi a pagare riscatti.

Guardian: "Il boia è inglese e si chiama Jhon"

Di pari passo con l'informazione su un tentato blitz altre sono emerse anche altre novità sulle indagini. Il boia, secondo il Guardian, sarebbe un cittadino inglese "convertito" all'Islam e arruolatosi nelle fila dell'Isis. L'uomo si chiamerebbe Jhon e sarebbe il leader di una cellula di jihadisti britannici che agisce da tempo nelle file dell’Isis a Raqqa, in Siria. Alcuni prigionieri che li avrebbero conosciuti avrebbero raccontato come il loro soprannome fosse "The Beatless". Secondo il Guardian "John è il loro capo ed è stato lui ad aver condotto le trattative da Raqqa per la liberazione di diversi ostaggi occidentali".

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