“Giocano con le nostre vite”: a Fanpage le testimonianze da Betlemme durante l’attacco dell’Iran
“Sono sopra la nostra testa, sono sopra la nostra testa!”, Hana (nome di fantasia) corre in balcone, apre la finestra e gira la videocamera verso il cielo costellato da lucine gialle. La figlia Leila piange nella stanza accanto, poi il suono di un’esplosione, e di nuovo decine di lucine che corrono all’impazzata nel cielo di Betlemme.
Hana vive a Bet Jalla, nella città di Betlemme, nella Cisgiordania occupata e poco distante da uno degli insediamenti illegali israeliani della zona. Nader, il figlio maggiore di Hana, dorme ancora, Leila invece è sveglia. “Che succede?”, chiede, “non voglio che accada ciò che sta succedendo a Gaza”.
Il rumore delle bombe è sempre uguale, non importa da dove provengano. La paura delle bombe è sempre uguale, non importa se a lanciarle sia un “paese amico” o meno. “Stanno giocando con le nostre vite”, urla al telefono Hana, “continuano a giocare con le vite dei nostri figli”.
Intanto le sirene antimissile non smettono di suonare a Gerusalemme e a Tel Aviv, ma a Betlemme non hanno sirene, non esistono rifugi aerei. “Nessuno ci dice cosa dobbiamo fare”, continua Hana.
Dopo l’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco, lo scorso 1 aprile, era inevitabile una risposta da parte della Repubblica Islamica degli Ayatollah. Era inevitabile e tutti la stavano aspettando. Ieri notte l’Iran ha impiegato oltre 300 tra droni, missili balistici e missili da crociera per cercare di colpire lo stato ebraico.
Centinaia di persone sono scese per strada in Cisgiordania esultando per l’attacco iraniano, mentre in Israele è scattato subito lo stato di emergenza e la gente si è chiusa nei rifugi antiaerei per tutta la notte.
Ma chi come Hana non crede in questa guerra ha passato la notte a pregare, sa bene che a pagare il prezzo più alto in questo gioco di forza saranno sempre i palestinesi di Gaza o della Cisgiordania dove non esistono rifugi, dove non esistono posti sicuri. “Devono tutti andare all’inferno – continua – noi non siamo pedine, siamo esseri umani, vogliamo vivere le nostre vite senza la paura continua di morire, come cresceranno i nostri figli? Siamo stanchi, siamo tutti stanchi”.
Intanto la quasi totalità dei missili e dei droni iraniani sono stati intercettati dal sistema di sicurezza israeliano supportato dall’intervento delle forze Usa, britanniche e francesi.
Stamattina il cielo è nuovamente limpido su Betlemme e i raggi del sole bucano le tapparelle ancora chiuse della casa di Hana. “Per ora è tutto calmo, aspettiamo e vediamo cosa succederà nelle prossime ore”.