Giappone, condannato a morte Satoshi Uematsu: massacrò 19 disabili
È stato condannato a morte, in Giappone, Satoshi Uematsu, l'uomo che nel 2016 massacrò a coltellate 19 disabili e ne ferì altri 26 in una casa di cura in cui aveva lavorato vicino Tokio. La corte di Yokohama ha stabilito la sua condanna a morte per impiccagione. All'epoca dei fatti dichiarò al quotidiano Mainichi Shimbun di aver agito "per il bene della società", perché convinto che per le persone con disabilità mentali non avesse senso vivere. L'imputato ha rinunciato a fare appello. La sua difesa aveva puntato sulla parziale infermità mentale dovuto all'uso di droghe – marijuana – che avrebbero determinato un'alterazione della personalità, chiedendo che fosse dichiarato ‘non colpevole'. La strage rappresenta uno degli eventi più scioccanti mai andati in scena in Giappone dalla strage di Osaka, nel 2001, quando 23 bambini di una scuola elementare ad Ikeda, vennero pugnalati da un soggetto schizofrenico.
Satoshi Uematsu, 30 anni, era un ex dipendente della struttura nella città di Sagamihara. La struttura ospitava circa 150 persone tra i 18 e i 75 anni, molti dei quali soffrivano di disabilità fisiche e mentali, altri invece, erano sordi o ciechi. La strage andò in scena intorno alle ore 02 del mattino, quando Satoshi Uematsu fece irruzione nella struttura, rompendo una finestra del primo piano con un martello. Dopo aver legato il responsabile della sicurezza, andò di stanza in stanza ad aggredire i pazienti della struttura. La polizia intervenne quasi 25 minuti dopo, su segnalazione di alcuni membri dello staff del centro. Circa due ore dopo la strage, Uematsu si consegnò spontaneamente alla polizia del distretto di Tsukui.