Gheddafi dichiara guerra all’Italia: minacce contro l’intervento aereo italiano
È “guerra aperta” tra la Libia e l'Italia. Lo afferma Muammar Gheddafi, il Rais comparso oggi alla televisione di stato libica per rivolgere un discorso alla sua nazione e aggiornarla sullo stato della guerra civile in Libia dopo l'intervento militare italiano al fianco delle forze della coalizione. Il Colonnello offre la pace alle truppe internazionali, ma è durissimo contro l'Italia che “ha ucciso i nostri figli nel 1911, all'epoca della colonizzazione, e ora lo fa di nuovo nel 2011”. Il Rais denuncia la decisione del presidente Silvio Berlusconi di inviare aerei militari italiani per bombardare obiettivi militari in Libia. “La guerra sarà trasferita in Italia, lo vuole il popolo libico. Il mio amico Berlusconi ha commesso un crimine” la nefasta dichiarazione di guerra di Gheddafi.
Durante il bellicoso discorso di Muammar Gheddafi alla tv di stato, gli aerei della Nato hanno bombardato Tripoli cercando proprio di colpire gli studi televisivi. Gli uffici dell'emittente hanno denunciato il tentativo di uccidere il Colonnello da parte delle forze della coalizione. La ricezione del segnale televisivo è stata disturbata dai guastatori militari durante le dichiarazioni del leader libico.
Il colonnello si è mostrato disposto a trattare con la Nato, ribadendo che non intende lasciare il potere. Agli Stati Uniti e alla Francia, Muammar Gheddafi chiede un negoziato di pace per fermare i bombardamenti. Disposto a dichiarare l'ennesimo “cessate il fuoco”, il Rais si chiede: “Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi. Noi non li abbiamo attaccati, non abbiamo oltrepassato i loro confini, perché loro ci stanno attaccando?”
Ma il Rais è chiaro sull'indisponibilità a lasciare il potere: “Non lascerò il mio Paese e combatterò fino alla morte. Siamo pronti a negoziare con Usa e Francia ma senza precondizioni”. Sul piatto della trattativa, Gheddafi mette le preziose risorse di cui necessità l'Occidente: “Se volete petrolio, firmeremo contratti con le vostre aziende, non vale la pena andare in guerra per questo. Sono sacro per il popolo libico, sono un simbolo e un padre per loro, più sacro dell'imperatore del Giappone”.