video suggerito
video suggerito

Germania, neonazisti per anni uccisero immigrati

I responsabili dei “delitti del Kebab”, come erano stati ribattezzati dalle cronache tedesche i nove omicidi di piccoli commercianti in diverse città della Germania, sono stati ritrovati morti, forse in seguito ad un suicidio rituale, assieme all’arma che usarono per uccidere tra il 2000 ed il 2007.
A cura di Nadia Vitali
74 CONDIVISIONI

I responsabili dei "delitti del Kebab", come erano stati ribattezzati dalle cronache tedesche i nove omicidi di piccoli commercianti in diverse città della Germania, sono stati ritrovati morti, forse in seguito ad un suicidio rituale, assieme all'arma che usarono per uccidere tra il 2000 ed il 2007.

Storie che nessuno vorrebbe sentire più ma che, ciclicamente, rispuntano in tutta la loro tragicità dalle pagine della cronaca, lasciando sgomenti. All'inizio c'erano degli omicidi, tutti compiuti con la medesima arma: otto immigrati di origine turca ed uno di origine greca, tutti piccoli commercianti, venditori di cibo arabo o di fiori, assassinati da killer spariti, poi, nel nulla, senza lasciare tracce di alcun tipo, senza essere visti da testimoni in nessuna occasione. Traffico di droga, debiti di gioco, le piste seguite inizialmente, poi abbandonate.

Dortmund, Norimberga, Monaco, Amburgo, Kassel, la scelta delle città, dettata chissà se da un ragionamento logico, per quanto folle, o dal caso, quello che, assai probabilmente, determinava il soggetto da uccidere: nulla accomunava questi immigrati, se non la sfortuna di condividere la medesima sorte. Delitti consumatisi tra il 2000 ed il 2007, fino all'omicidio di una poliziotta ad Heilbronn, fatto che aveva suscitato l'attenzione dell'opinione pubblica per molte settimane in Germania senza che, tuttavia, si riuscisse ad arrivare ad alcunché di significativo per dare una svolta alle indagini.

Poi, qualche giorno fa, due uomini entrano in una banca di Eisenbach e la rapinano: le forze dell'ordine individuano grazie alle telecamere i responsabili, Uwe M. ed Uwe B. che decidono prima di darsi alla fuga, poi di uccidersi pur di non correre il rischio di doversi consegnare nelle mani delle autorità. In una sorta di suicidio rituale, i due si sparano a vicenda; nella loro roulotte carbonizzata vengono ritrovate la pistola e le manette dell'agente assassinata anni prima.

Martedì scorso, una donna si consegna alla polizia: è Beate Z., terza componente del gruppo responsabile dei delitti del kebab e si sente, ormai, alle strette temendo di essere arrestata per la rapina. Prima, però, dà fuoco al nascondiglio di Zwickau, in cui vivevano anche i due uomini e in cui tutte le prove dei delitti commessi, assieme ad un arsenale, dovevano essere fatti sparire: e proprio tra le macerie del nascondiglio il ritrovamento della pistola che ha ucciso per tutti questi anni, assieme a materiale propagandistico neonazista.

Il cerchio si è chiuso, anche se la donna non accenna minimamente a voler collaborare per chiarire dettagli di questa assurda ed amara vicenda; del resto, anche la rete di connivenze ed appoggi silenziosi che ha garantito per tutti questi anni impunità e copertura ai tre, dovrà essere identificata e smantellata. Già ieri è stato arrestato un trentasettenne accusato di aver fornito documenti falsi ed automobili ai tre, mentre un video è stato ritrovato dagli agenti: in esso, il personaggio della Pantera Rosa mostra i corpi delle vittime e le scene dei crimini, rivendicandoli. Immagini che hanno shockato la Germania che si trova, adesso, a fare i conti con l'incubo del terrorismo eversivo di estrema destra: un pericolo che non andrebbe mai sottovalutato.

74 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views