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Germania: il sospetto di una rete neonazista nelle fila dell’esercito

Dopo il caso dell’ufficiale che ha finto di essere un profugo siriano per preparare un attentato a Berlino e poter incolpare gli immigrati, gli inquirenti stanno scoprendo una presunta rete organizzata di esponenti di estrema destra nelle fila dell’esercito.
A cura di D. F.
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Franco A., un tenente dell'esercito tedesco, ha finto di essere un profugo siriano per preparare un attentato a Berlino e poter incolpare gli immigrati. L'uomo è stato tratto in arresto la scorsa settimana, ma la vicenda ha aperto un vero e proprio caso diplomatico tra il ministro della difesa Ursula von der Leyen e i vertici delle forze armate. Secondo il membro del governo, infatti, nelle fila dell'esercito vi sarebbe una vera e propria rete di militanti dell'estrema destra. L'ufficiale era riuscito a camuffarsi da immigrato, eludendo i controlli, per portare a termine il suo piano e poter far ricadere le responsabilità sull'immigrazione "incontrollata". Secondo Von der Leyen – considerata da molti osservatori una possibile erede della cancelliera Angela Merkel – sin dal 2014 vi sarebbero state chiarissime prove secondo cui l'ufficiale avrebbe mostrato di essere un estremista destra senza che nessuno, ai vertici delle Forze armate, abbia ritenuto necessario intervenire.

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Ebbene, le indagini degli inquirenti hanno dimostrato al momenti che Franco A. conduceva una vera e propria doppia vita, da ufficiale e da finto profugo. L'inchiesta, però, ha rivelato un piano ben più ampio che lascerebbe pensare non a un gesto isolato, bensì a un'organizzazione alle spalle del tenente. Gli inquirenti avrebbero infatti trovato un'agenda contenente una ‘lista' contenente i potenziali obiettivi da colpire, tra cui il Consiglio centrale ebraico e la principale associazione islamica in Germania, ma anche personalità politiche di spicco come la vice-presidente del Bundestag e leader dei Verdi Claudia Roth, il governatore della Turingia Bodo Ramelow e vari esponenti di associazioni umanitarie. Nel mirino sarebbero finiti persino l'ex capo dello Stato Joachim Gauck e il ministro della Giustizia Heiko Maas.

Il caso, dunque, sembra essere ben più complesso di quanto sembrava in un primo momento, tanto che ormai sono sempre più insistenti le voci circa un'organizzazione neonazista nell'esercito. Il ministro Ursula von der Leyen dovrà riferirne nei prossimi giorni. "Pretendiamo una relazione complessiva sulle indagini in corso e sulle possibili conseguenze", dice Christine Buchholz del partito di sinistra Die Linke, secondo la quale esiste "un problema sistemico con l'estremismo di destra nella Bundeswehr". Per Thomas Oppermann, capogruppo Spd al Bundestag, "il ministro non ha risolto uno solo dei problemi delle Forze armate, sottovalutando completamente il tema della modalità della loro conduzione". Il Consiglio centrale ebraico ha dichiarato che le forze armate tedesche "non devono essere il terreno di coltura per l'estremismo di destra".

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