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Georgia, proteste contro la legge “russa” sulle influenze straniere: cosa sta succedendo e perché

Continuano le proteste in Georgia per la “legge russa” sugli “agenti stranieri” approvata in Parlamento, che limita il ruolo di giornali e ONG nel paese caucasico. A Tbilisi i cittadini georgiani scendono in piazza perché il provvedimento rende molto più difficile l’ingresso della Georgia nell’UE. Washington attacca la Russia di Putin, che nel 2012 approvò una legge molto simile. Il Cremlino: “Noi non interferiamo, altri sì”.
A cura di Luca Capponi
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Le principali piazze della Georgia, a cominciare dalla capitale Tbilisi, sono animate dalle proteste dei cittadini georgiani contro la legge "russa" sulle influenze straniere, approvata in via definitiva in Parlamento il 14 maggio. Da molte settimane decine di migliaia di persone scendono in piazza per protestare contro il provvedimento voluto dal partito al potere del "Sogno Georgiano" che allontanerebbe la Georgia da un ingresso nell'UE. Proprio le bandiere dell'Ue, sventolate o indossate dai manifestanti insieme a quelle della Georgia, sono diventate il simbolo di queste proteste di piazza. Il provvedimento intende limitare le influenze straniere sui media: è detto "legge russa" perché ispirato a una norma analoga approvata dal governo di Vladimir Putin nel 2012.

L'approvazione della legge sulle influenze straniere in Parlamento: cosa prevede

La "legge russa" è stata approvata dal Parlamento su iniziativa del primo ministro Irakli Kobakhidze e del suo partito, "Sogno georgiano". Il testo è passato in pochi minuti, senza dibattito né domande parlamentari. Non è ancora entrato in vigore, anzi la presidente Salomé Zurabishvili – fortemente contraria alla norma – ha dichiarato che porrà il suo veto e non promulgherà la legge. Il partito "Sogno Georgiano" ha però una maggioranza tale da annullare il veto, ed è quindi quasi certo che la legge passerà comunque. Già nel 2023, un provvedimento dal contenuto molto simile era andato a un passo dall'approvazione, ma quella volta le proteste di piazza erano servite a convincere il partito di governo a ritirare la legge.

La legge voluta dal premier Kobakhidze prevede che tutte le società siano registrate come "soggetti che perseguono gli interessi di una potenza straniera" qualora ricevano dall'estero più del 20% dei propri fondi. Quindi qualsiasi organizzazione – inclusi media e organizzazioni non governative – che riceva donazioni o fondi dall'estero in misura superiore al 20% è paragonabile a un agente straniero. Chi non rispetta questi requisiti è punito con ispezioni forzate e multe superiori ai 10mila euro. "Sogno Georgiano" considera questa legge necessaria per arginare "un'influenza straniera dannosa" per la Georgia ed evitare che infiltrati stranieri non autorizzati possano sovvertire lo Stato.

Le proteste in Georgia, gli scontri in piazza e la rissa in Parlamento: cosa sta succedendo

Le strade e le piazze di Tbilisi hanno iniziato a riempirsi di manifestanti a metà aprile, dopo che già nel febbraio 2023 una serie di proteste era riuscita a far tornare sui propri passi il premier Kobakhidze, che ritirò la legge. In questi mesi il progetto di legge è stato parzialmente rivisto: al posto di "agente di influenza straniera" oggi compare la dicitura "soggetti che perseguono gli interessi di una potenza straniera". La sostanza però è rimasta la stessa. Ecco perché le proteste – molto partecipate, con migliaia di cittadini nelle strade – sono ricominciate. Le manifestazioni hanno avuto spesso degli esiti violenti. Ci sono stati scontri con la polizia e arresti: circa 60 solo in seguito alle proteste del 30 aprile e 1° maggio. In più di un caso la polizia ha usato spray al peperoncino sulla folla e diversi cittadini hanno lamentato l'uso di proiettili di gomma da parte delle forze dell'ordine. I manifestanti invece hanno tentato di appiccare un rogo nella zona del Parlamento.

Anche dentro il Parlamento la tensione è schizzata alle stelle. Nel corso del voto finale del testo, è anche partita una rissa tra forze di governo e di opposizione. Tutto è partito quando Aleko Elisashvili, leader del partito d’opposizione dei “Cittadini”, si è scagliato contro il capogruppo di "Sogno Georgiano", sferrandogli un pugno in pieno volto mentre l'altro stava parlando dal piedistallo ai deputati. A quel punto sono accorsi tutti gli altri parlamentari ed è scoppiata la rissa, tra chi tentava di sedare gli animi e chi invece si lanciava in grida e spintoni.

I motivi della contestazione a Tbilisi: una legge "russa" che allontana dall'Ue

Oltre alle conseguenze sul piano della repressione del dissenso, secondo molti la "legge russa" renderà più difficile il percorso della Georgia nell'Unione Europea. Lo scorso dicembre il Paese ha ottenuto lo status di candidato a dicembre, ma il suo ingresso nell'Ue è subordinato a una serie di riforme che la Georgia dovrebbe compiere. Si tratta di riformare i suoi sistemi giudiziari ed elettorali, ridurre la polarizzazione politica, migliorare la libertà di stampa e ridurre il potere degli oligarchi prima che possano essere avviati i formali colloqui di adesione. La "legge russa" va evidentemente in senso opposto rispetto alle richieste della Commissione e complica di molto l'avvicinamento tra Tbilisi e Bruxelles.

Trasparenza delle influenze straniere: cosa vuole il governo georgiano

Nel partito "Sogno Georgiano" è ancora fortissima l'influenza del suo fondatore, il miliardario filo-russo Bidzina Ivanishvili. Secondo lui il disegno di legge è necessario perché "il finanziamento non trasparente delle ong è lo strumento principale per la nomina di un governo georgiano dall’estero". Ivanishvili ha interesse a mantenere il Paese all'interno dell'orbita di Mosca. Di fatto, il Paese è spaccato tra filo-russi e filo-europei, contrapposizione che si ripeterà anche alle urne il prossimo autunno, con le elezioni legislative. Anche altri esponenti del partito di governo hanno candidamente affermato che l'obiettivo della legge non è quello di aumentare la trasparenza, ma di incidere sulle associazioni che "Sogno Georgiano" considera nemiche per il Paese. Già un anno fa Irakli Kobakhidze, attuale primo ministro, in un’intervista diceva che la legge contro gli ‘agenti stranieri' serviva a colpire le "organizzazioni estremiste" che "ricevono ordini" dall’Occidente, che "fanno propaganda LGBT e offendono la polizia, il sistema giudiziario e la chiesa ortodossa georgiana".

Quanto ai rapporti con la Russia, non è una novità che questi restino uno dei terreni di scontro principali all'interno della società civile georgiana, ancor di più dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Fino al 1991 la Georgia è stata parte dell'Unione Sovietica (era georgiano anche Josip Stalin, leader più longevo della storia dell'Urss). Dopo la sua dissoluzione, si sono susseguiti vari conflitti separatisti nelle regioni – confinanti con la Russia – dell'Abhazia e dell'Ossezia del Sud, che si erano proclamate indipendenti. Nel 2008 Tbilisi tentò di riportarle sotto il suo controllo, innescando un conflitto dagli esiti disastrosi, con l'ingresso in guerra anche delle truppe russe. La guerra si è conclusa con il ritorno delle due regioni sotto il controllo militare della Russia, esattamente come sarebbe avvenuto qualche anno dopo con le regioni del Donbass, contese dall'Ucraina.

Il sistema agenti stranieri-ONG georgiane: come cambia dopo l'approvazione

La maggioranza parlamentare guidata dal partito "Sogno Georgiano" ha più volte accusato le Ong di interferire nelle elezioni e di minare le istituzioni statali. La "colpa" delle organizzazioni non governative sarebbe quella di diffondere un'ideologia pseudo-liberale, la promozione della propaganda LGBT+, la sovversione politica e gli attacchi alla Chiesa ortodossa. Già in passato il premier Kobakhidze aveva dimostrato di avere tra gli obiettivi principali della sua attività politica quello di colpire le attività delle rappresentanze diplomatiche occidentali in Georgia. Se la "legge russa" riuscirà a essere promulgata ed entrare in vigore, molte Ong saranno paragonate a delle "agenzie segrete", destabilizzatrici dell'ordine pubblico e della scena politica georgiana.

Le dichiarazioni della Russia di Putin: "noi non interferiamo"

Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha rispedito al mittente le accuse di avere un interesse o un ruolo nell'approvazione di questa legge. "Noi non interferiamo, altri sì" ha fatto sapere il Cremlino in una nota, precisando che si tratta di "un affare interno della Georgia". Non ci sono dubbi, però, che se la "legge russa" impedisse l'ingresso della Georgia nell'Unione europea si tratterebbe di un guadagno politico per Putin.

Le reazioni di Bruxelles e USA dopo il sì alla legge sugli "agenti stranieri"

Di tutt'altro tono le dichiarazioni che sono arrivate da Washington e Bruxelles. Sia l'Unione Europea che gli Usa hanno manifestato preoccupazione e allarme per quanto sta avvenendo a Tbilisi. In vista della candidatura del paese caucasico per entrare nell'Ue, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha avvertito che la Georgia si trova "a un bivio" e che deve rimanere "sulla strada" per entrare in Europa.

Ha lanciato l'allarme anche Josep Borrell, leader della politica estera Ue, che si è dichiarato preoccupato per le procedure interne al Parlamento di Tbilisi. Anche lui ha avvertito che l'approvazione della legge ostacolerebbe i progressi della Georgia verso l'ingresso in Unione Europea. Infine gli Stati Uniti hanno fatto sapere che "la traiettoria occidentale della Georgia è a rischio". Washington ha parlato apertamente di "legge sull'influenza straniera ispirata dal Cremlino" e ha stigmatizzato "la falsa narrativa che i funzionari governativi hanno adottato per difenderla".

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