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Georgia, legge contro “agenti stranieri”: a media e Ong finanziate dall’estero chiesto di registrarsi

In Georgia due progetti di legge propongono di “limitare le influenze straniere” nel Paese e chiedono a media e Ong finanziate dall’estero di registrarsi obbligatoriamente come “agenti stranieri”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Due progetti di legge in Georgia puntano a limitare le "influenze straniere" nel Paese. Il partito al governo, Sogno Georgiano, e alcuni membri dell'opposizione si sono scontrati in aula durante le prime audizioni, sfiorando la rissa. Centinaia di cittadini, dall'altra parte, si sono riuniti per protestare contro l'iniziativa che potrebbe soffocare le aspirazioni comunitarie della popolazione. Tra il 70 e l'80% dei georgiani infatti vuole far parte della comunità europea.

Lo scorso 23 giugno, Bruxelles ha negato alla Georgia lo status di candidata all'ingresso nell'Unione, concedendolo invece a Ucraina e Moldavia. Tbilisi ha ricevuto una lista di raccomandazioni da attuare, circa dodici, due delle quali riguardano l'accesso all'informazione, libertà dei media e di associazione

Le due proposte di legge prevedono per Ong e media che ricevono più del 20% dei finanziamenti dall'estero l'obbligo di registrarsi come "agenti stranieri" autorizzando così lo Stato ad accedere a informazioni personali dei membri delle organizzazioni e di terzi coinvolti nelle attività. Gli enti sono obbligati inoltre a fornire informazioni sulla natura dei fondi ricevuti e sul modo in cui questo denaro viene speso. Chi trasgredirà andrà incontro a multe ingenti e fino a 5 anni di carcere.

La direttrice di Oc Media, ente indipendente dell'informazione in Georgia, ha sottolineato che l'obiettivo è quello di "demonizzare Ong e stampa libera". "Nell'area ex sovietica – ha affermato Mariam Nikuradze – il termine "agente straniero ha una connotazione estremamente negativa".

I due progetti di legge sono stati avviati dal movimento Potere al Popolo, composto da ex membri del partito al governo e fondato nell'agosto scorso. Il movimento accusa l'Occidente di voler trascinare la Georgia in guerra, chiedendole di aprire un "secondo fronte" in Abkhazia e Ossezia del Sud. Le due repubbliche autoproclamate indipendenti e riconosciute come territorio georgiano dalla comunità internazionale hanno sul territorio le forze militari russe.

Quello che sta accadendo sta delineando, secondo il direttore del Georgian Institute of Politics, Kornely Kakachia, uno scontro tra filorussi e filoccidentali. Secondo gli analisti, il governo trarrebbe vantaggio dalla situazione creatasi con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Solo l'anno scorso, grazie ai circa 100mila russi che sono andati a vivere in Georgia, il Paese ha ricevuto due miliardi di euro di trasferimenti da Mosca. Soldi che, a differenza di quelli europei, potrebbero essere spesi senza condizioni.

La proposta di legge rimanda a quella voluta nel 2012 in Russia che reprime di fatto dissidenti e media indipendenti. Dal 2012, infatti, la legge permetteva al governo di Mosca di bollare come "agenti stranieri" tutte le organizzazioni che ricevono fondi dall'estero e che sono impegnate in "attività politiche" non meglio precisate. L'inserimento nell'elenco degli agenti stranieri impone un severo controllo amministrativo e obbliga inoltre a presentarsi con tale etichetta. La Corte europea dei diritti dell'Uomo ha condannato la Russia nel 2022 per aver promulgato per prima la legge sugli "agenti stranieri" dando di fatto il via a un'escalation di violazioni della libertà di associazione e espressione.

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