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Genocidio armeni, Usa: “Fatto storico”. Hacker turchi attaccano sito Vaticano

Sul caso interviene anche la portavoce del Dipartimento di Stato Usa, mentre hacker turchi rivendicano attacco al sito del Vaticano.
A cura di Antonio Palma
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Continua la disputa a distanza tra Vaticano e Turchia sul genocidio degli armeni dopo le parole di condanna di Papa Francescola reazione stizzita delle autorità di Ankara con in testa il presidente Erdogan. Un gruppo di hacker turchi infatti ha rivendicato di aver attaccato il sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va), che in effetti è rimasto fuori uso per diverse ore ma poi è tornato a funzionare dopo l'intervento dei tecnici. A rivelarlo è stata la testata specializzata ‘Techworm', secondo la quale si sarebbe trattato di una rappresaglia anche se non ufficiale di Ankara alle accuse del Pontefice sul genocidio degli armeni ad opera dei turchi. Secondo la stampa turca la rivendicazione è avvenuta sul profilo di un collettivo hacker turco che fa riferimento all'organizzazione ‘Turk Hack Team'. Sullo stesso account anche una nuova minaccia al Vaticano con la promessa di portare avanti altre azioni di disturbo contro il sito della Santa Sede. "In risposta alla dichiarazione del Papa continueranno fino a quando la Santa Sede non chiederà scusa ufficialmente", spiega il messaggio.

Il caso intanto si sta configurando sempre più come internazionale visto che è intervenuta anche l'amministrazione statunitense ribadendo che "il massacro degli armeni è un fatto storico". "Il presidente Obama e altri alti esponenti dell'amministrazione hanno più volte riconosciuto come un fatto storico che 1,5 milioni di armeni furono massacrati negli ultimi giorni dell'impero ottomano e che un pieno, franco e giusto riconoscimento dei fatti è nell'interesse di tutti" ha spiegato infatti il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Marie Harf, dopo la reazione della Turchia alle parole di Papa Francesco. Riconoscere il genocidio "è nell'interesse della Turchia, dell'Armenia e dell'America", ha proseguito Harf, spiegando che "uno dei principi che ha guidato il lavoro dell'amministrazione Usa in questo campo e nella prevenzione delle atrocità è che le nazioni sono più forti e progrediscono riconoscendo e tenendo conto degli elementi dolorosi del loro passato".

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