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“Genitori islamici, non possono decidere per la figlia”. Ma la Corte difende la libertà di religione

Il caso della piccola Tafida Raqeeb, 5 anni, che si trova ricoverata in in stato di minima coscienza dallo scorso febbraio al London Royal Hospital, arriverà all’Alta Corte di Londra la prossima settimana. Intanto un giudice ha respinto la richiesta della struttura ospedaliera di impedire ai genitori islamici della bimba di rappresentarla nel procedimento.
A cura di Annalisa Cangemi
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"I genitori sono islamici, non possono rappresentare la figlia". È questa l'obiezione mossa dal London Royal Hospital, la struttura in cui la piccola Tafida Raqeeb, 5 anni, si trova ricoverata in in stato di minima coscienza dallo scorso febbraio, quando fu colpita da una grave emorragia cerebrale. Secondo la fondazione Barts, società pubblica che gestisce l'ospedale, alla madre non dovrebbe essere consentito di costituirsi come parte in giudizio in rappresentanza della bambina nelle udienze dell'Alta Corte di Londra, che la prossima settimana deciderà sul suo caso medico e giudiziario: i familiari "non possono avere una mentalità aperta", perché sarebbero condizionati dai loro convincimenti religiosi. La coppia è infatti di credo islamico: la mamma è Shelima Begum, avvocato di 39 anni, e il papà è Mohammed Raqeeb, 45enne, consulente nel settore delle costruzioni.

L'ospedale vorrebbe invece sospendere i trattamenti vitali. La richiesta della fondazione di impedire la rappresentanza della minore ai suoi genitori è giunta due giorni fa al giudice Alistair MacDonald nel corso di un'udienza preliminare. L'avvocato Katie Gollop ha presentato domanda per la rimozione di Shelina Begum, madre di Tafida e lei stessa avvocato, dal ruolo di rappresentante degli interessi della bambina. Gollop ha ricordato il fatto che la donna si sia rivolta al Consiglio islamico d'Europa per un pronunciamento sul caso: la decisione (‘fatwa') che ne è seguita, secondo il diritto islamico, ha condannato la procedura di rimozione del supporto vitale che il Royal London Hospital vorrebbe praticare su Tafida, procedura indicata come ‘un grave peccato' e quindi ‘assolutamente inammissibile'. Ma l'istanza della fondazione è stata respinta: il giudice MacDonald ha però ricordato la "libertà di religione", invitando, genitori e personale sanitario a "moderare i toni del confronto".

Il procedimento entrerà nel vivo lunedì al 13 settembre, e i giudici dovranno esprimersi anche sull'eventuale trasferimento della piccola all'ospedale Gaslini di Genova, che si è offerto da tempo di assisterla. I genitori di Tafida vorrebbero che la figlia venisse portata in Italia.

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