Generale Camporini a Fanpage.it: “Necessario armare l’Ucraina, servono missili per fermare i russi”
Il 21 giugno il Presidente del Consiglio Mario Draghi tornerà in Parlamento e leggerà le sue comunicazioni sulla guerra in vista del Consiglio europeo, chiedendo alla maggioranza che lo sostiene di votare una risoluzione comune sull'invio di armi leggere e pesanti a Kiev. Le posizioni dei partiti che sostengono l'esecutivo differiscono in modo sensibile. Lega e Movimento 5 Stelle hanno manifestato ripetutamente la loro contrarietà, mentre il Partito Democratico si è detto favorevole al sostegno anche militare dell'Ucraina. Per Draghi trovare una sintesi non sarà semplice, anche perché una decisione definitiva dovrà tenere conto anche degli equilibri internazionali, delle alleanze militari e della situazione sul campo in Ucraina, con i russi che da settimane conquistano pezzi di territorio nel Donbass e gli ucraini che perdono centinaia di soldati al giorno. Che fare, in un quadro del genere? Quali armi servirebbero a Kiev? E quanto in là è possibile spingersi senza che ciò implichi una partecipazione diretta al conflitto? Fanpage.it ne ha parlato con il generale Vincenzo Camporini, responsabile sicurezza e difesa di Azione, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare e della Difesa, nonché ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa ed ex vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali).
Il 21 giugno in Parlamento verrà votato un nuovo eventuale invio di armi all’Ucraina. Lei è favorevole o contrario, a questo punto del conflitto e con l’attuale situazione sul terreno?
Sono assolutamente favorevole all'invio di armamenti. Chiaramente non si tratta di una posizione tecnica ma squisitamente politica: ci troviamo di fronte all'aggressione di un Paese sovrano da parte di un altro, di conseguenza ritengo che l'Ucraina meriti di essere aiutata nei limiti di quanto è ragionevole fare. Certamente non inviando truppe, ma strumenti che le permettano di difendersi adeguatamente.
E in che misura è "ragionevole" supportare l'Ucraina?
È ragionevole fornire armi. Non è ragionevole accontentare le richieste da parte di Kiev di No Fly Zone, decisione che ci vedrebbe partecipare direttamente e attivamente al conflitto.
Quali armi servirebbero a Kiev?
Tutte quelle per possano contraste gli attacchi russi. Mosca in questa fase sta impiegando in modo massiccio la sua artiglieria pesante per spianare la strada alla fanteria e alle truppe corazzate. Ecco, dovremmo fornire all'Ucraina i sistemi occidentali, missili di precisione dotati di una portata di 70/80 chilometri che possano distruggere le postazioni d'artiglieria russe. Non credo che dovremmo fare più di questo, altrimenti rischieremmo di allargare la guerra; cosa che non è politicamente saggio fare.
Perché le armi pesanti sono così importanti?
Attualmente i russi stanno utilizzando tattiche che tipiche della prima e seconda guerra mondiale: un pesantissimo fuoco d'artiglieria per "ammorbidire" le linee avversarie, quindi l'invio di truppe di fanteria, blindati e corazzati per occupare le posizioni nemiche. Tali tattiche sono state impiegate anche un secolo fa, ad esempio nelle celebri "spallate" sull'Isonzo, battaglie combattute tra il 1915 e il 1917 lungo la frontiera orientale Italo-Austriaca, nei pressi dell'omonimo fiume. Ecco, se si vuole impedire l'avanzata russa nel Donbass è necessario neutralizzare quanto più possibile la sua artiglieria.
Le armi pesanti però necessitano di specifico e lungo addestramento.
Non c'è dubbio che le armi occidentali siano sistemi complessi che richiedono un addestramento specifico su due livelli: quello per imparare ad usarle, cioè a "premere i pulsanti" giusti; e quello per imparare a sfruttarle tatticamente, cioè a stabilire correttamente dove posizionarle e contro chi dirigerle.
Quanto tempo occorre per imparare a impiegarle?
Beh, questo è difficile dirlo perché molto dipende dallo "studente". Diciamo che normalmente con questo tipo di sistemi d'arma due/tre settimane possono essere sufficienti.
E gli ucraini che stanno resistendo nel Donbass dispongono di tutto questo tempo?
È una buona domanda. Credo che nessuno possa dare una risposta. Vedremo cosa accadrà sul terreno: attualmente i russi stanno attaccando ma stentano a sfondare. Gli ucraini stanno resistendo, ma subiscono perdite significative. Impossibile fare previsioni.
Zelensky ha detto che finora è arrivato solo il 10% delle armi promesse. Perché? L'Occidente sta allentando il supporto militare a Kiev?
Non credo che l'Occidente stia abbandonando l'Ucraina, ma che ci siano problemi in alcuni Paesi come la Germania. Poi ci sono difficoltà per la messa a punto di questi armamenti: non va dimenticato che si tratta di sistemi complessi che sono immagazzinati, ma vanno prima preparati per l'impiego sul campo di battaglia e per il trasporto. Sono cose che richiedono tempo ed è chiaro che chi ne ha bisogno, come l'Ucraina, fatica ad attendere.
Questa mattina i russi hanno dichiarato di aver distrutto un magazzino di armi occidentali.
È una cosa che va messa in conto: è chiaro che quando si mandano armi in un territorio in cui si sta combattendo si possono registrare delle perdite. Sarebbe ingenuo pensare che ciò non possa mai accadere…
Secondo il capo dell’Interpol almeno una parte del materiale bellico spedito all’Ucraina finirà nel mercato nero gestito dalla criminalità organizzata ed alimenterà un florido commercio di armi, sia leggere che pesanti, in tutto il mondo e per gli anni a seguire. Vede anche lei questo rischio?
È un rischio che esiste in misura diversa per i diversi tipi di armi: è chiaro che se invio un carico di fucili mitragliatori essi sono più facilmente "spendibili" in modi che non siano solo i combattimenti contro i russi. Ma se mando dei cannoni da 155 millimetri non credo che la criminalità organizzata sappia cosa farsene. Insomma, vanno prese precauzioni sia nella fase di distribuzione che nel controllo dei destinatari di queste armi: si può tenere una contabilità, vanno monitorati i numeri seriali, ma è chiaro che una quota di dispersione è fisiologica anche per per ragioni "ambientali", perché un conto è monitorare un magazzino nelle retrovie, un altro conto è farlo in un'area in cui arrivano cannonate giorno e notte.