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Guerra in Ucraina

Generale Bertolini sulle esplosioni a Kiev: “Reazione di Putin prevedibile, ma escalation pericolosa”

L’intervista di Fanpage.it al generale Marco Bertolini sugli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina: “Missili su Kiev reazione prevedibile di Putin a una serie di colpi subiti. L’escalation che è in atto da tempo può arrivare anche alla soglia nucleare ma non credo sia nell’interesse di Mosca”.
Intervista a Gen. Marco Bertolini.
già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore.
A cura di Ida Artiaco
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"La risposta di Vladimir Putin alla controffensiva ucraina è arrivata ed era anche una cosa prevedibile. L'escalation che è in atto da tempo può arrivare anche alla soglia nucleare nel momento in cui non ci saranno più forze convenzionali sufficienti per far fronte alla situazione. Credo che anche all'interno dell'amministrazione Usa stia montando la consapevolezza che stiamo arrivando a un punto pericoloso e oltre quello che era necessario".

A parlare a Fanpage.it è il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, che ha commentato gli ultimi aggiornamenti sulla guerra in Ucraina.

Nelle scorse ore, infatti, missili russi hanno colpito di nuovo Kiev, provocando la morte al momento di 8 persone, tutti civili. Un'esplosione è avvenuta anche nella via dove risiede il Servizio di sicurezza ucraino e altre sono state avvertite pure a Kharkiv e a Leopoli.

Il Generale italiano Marco Bertolini
Il Generale italiano Marco Bertolini

Generale Bertolini, come definisce i bombardamenti che si sono registrati a Kiev e in altri territori ucraini?

"È quella che in gergo tecnico si può definire una rappresaglia, cioè un istituto previsto anche dal diritto internazionale bellico e dalla legge sui conflitti armati.

A parte questi tecnicismi, è una risposta a una serie di colpi ricevuti dalla Russia: la morte di Darya Dugina, la controffensiva ucraina con il contributo sostanziale degli Stati Uniti dal punto di vista delle armi e delle informazioni, il taglio del Nord Stream, che ha isolato Mosca dal punto di vista energetico dall'Europa, mettendo quest'ultima davanti al fatto che non potrà mai più avere un rifornimento energetico conveniente come quello al quale era abituata, e infine il colpo al ponte della Crimea.

Questi ultimi due eventi in particolare hanno avuto anche valore simbolico e pratico importante. Sono serviti a separare fisicamente la Russia dall'Europa. Che potesse esserci una reazione era una cosa prevedibile".

Crede che, visti i recenti sviluppi, la minaccia nucleare possa diventare reale?

"Credo che in questo momento si parli di armi nucleari con una disinvoltura agghiacciante.

Prima era una cosa impensabile, poi pian piano è diventata possibile e poi prevedibile e tra non molto diventerà un fatto accettabile dicendo che si tratta di armi nucleari tattiche, che non hanno quel potere distruttivo che hanno le strategiche, quando in realtà quelle tattiche sono più potenti delle bombe cadute su Hiroshima e Nagasaki. Si parla comunque di danni inenarrabili.

Parlare di minaccia nucleare credo serva a prepararci a qualcosa, ad una prospettiva alla quale rassegnarci.

Io questo lo rifiuto perché sono convinto che alla Russia non convenga perché lo scontro nucleare avverrebbe in Europa e la Russia fa parte dell'Europa, quindi colpirebbe lo stesso continente nel quale si trova e con cui sta tentando di riallacciare i rapporti. Non ne ha l'interesse.

Ma è anche vero che l'escalation che è in atto da tempo può arrivare anche alla soglia nucleare nel momento in cui non ci saranno più forze convenzionali sufficienti per far fronte alla situazione, considerando che per la Russia è vitale avere la disponibilità della Crimea e del Donbass. Ma, ripeto, non credo che sia nell'interesse russo fare una cosa del genere, anzi loro sono i primi a temere una prospettiva del genere perché scatenerebbe una reazione, sia interna che esterna".

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Dal punto di vista interno, abbiamo già visto come l'annuncio della mobilitazione parziale abbia creato qualche problema….

"Quella della mobilitazione non è mai una decisione piacevole. È chiaro che a nessuno piace mandare i propri figli a combattere una guerra quindi sicuramente ci sono delle difficoltà di carattere sociale da affrontare ma anche di carattere morale. Avverrebbe anche da noi. Inoltre, questi colpi ricevuti dalla Russia recentemente hanno influito anche sul morale ma senza incidere sulla consapevolezza da parte della maggioranza della popolazione del carattere vitale per la Federazione degli interessi che sono in gioco".

Arrivati a questo punto è impossibile secondo lei sperare in una risoluzione pacifica tra le due parti? 

"Bisogna in realtà capire in questo momento chi sono le due parti in gioco.

Io credo che l'Ucraina sia il terreno sul quale si sta svolgendo lo scontro tra la Russia e gli Stati Uniti. Questa è la realtà.

Per questo, Kiev secondo me da questo punto di vista può incidere fino a un certo punto, ed è possibile che il radicalismo ostentato da Zelensky vada oltre a quelle che erano le aspettative di Washington.

Sento e vedo che da parte degli Usa qualcuno comincia a porre delle domande sull'opportunità di continuare una escalation senza un negoziato. Lo si sarebbe dovuto e potuto fare molti mesi fa risparmiando migliaia di morti e distruzione ed ora finalmente anche il segretario di Stato Anthony Blinken comincia a parlare della necessità di una trattativa.

Soprattutto, l’esigenza di arrivare a un negoziato è finalmente sbarcata sui media americani e potrebbe diventare un tema per le prossime elezioni di Mid term negli Stati Uniti. Trump non ha infatti fatto mistero di considerare scellerata la scelta bellicista.

Credo e spero che si arrivi anche in Europa e in Italia alla consapevolezza dei rischi che stiamo correndo senza accodarci passivamente a scelte altrui che nulla hanno a che fare con i nostri interessi. Già da ora possiamo purtroppo constatare che usciremo da questa guerra in condizioni molto peggiori di quelle che avevamo al suo esordio. E questo, a tempo indeterminato".

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