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Guerra in Ucraina

Generale Battisti: “L’Ucraina ha 2 settimane di tempo per ottenere un successo nella controffensiva”

Il generale Giorgio Battisti: “I risultati della controffensiva non sono ancora quelli che noi occidentali ci aspettavamo. Penso che la forte aspettativa della Nato e dell’Unione Europea abbia spinto gli ucraini a lanciare questo attacco probabilmente un po’ troppo presto rispetto alla preparazione delle loro forze armate”.
Intervista a Giorgio Battisti
Generale, ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).
A cura di Davide Falcioni
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La scorsa notte l’esercito ucraino ha bombardato, presumibilmente con missili britannici a lungo raggio Storm Shadow, il ponte Chongar, che collega la Crimea all'oblast d Kherson. A renderlo noto il governatore filorusso della regione, Vladimir Saldo: "Il regime criminale di Kiev ha bombardato in modo disumano le strutture civili". "Non ci sono vittime. Al momento, gli esperti di esplosivi stanno conducendo un esame per valutare il tipo di munizioni", ha aggiunto sul suo canale Telegram il responsabile della penisola di Crimea, Sergey Axyonov.

Il danneggiamento del ponte non deve in realtà stupire ed è propedeutico a un massiccio attacco che le forze armate ucraina potrebbero decidere di lanciare nelle prossime due settimane. L'offensiva di Kiev, infatti, finora è proceduta a rilento, conseguendo piccoli e marginali conquiste territoriali e avanzate di poche centinaia di metri. Merito dell'organizzazione difensiva russa, ma anche della scelta ucraina di temporeggiare e scagliare l'attacco principale nel punto più fragile del dispositivo difensivo di Mosca. L'importante, però, è che tale attacco venga portato a termine entro l'11 e il 12 luglio, quando a Vilnius, in Lituania, si terrà il vertice dei capi di stato e di governo Nato. Ne è convinto il generale Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

Generale, come sta andando la controffensiva ucraina?

La controffensiva, largamente preannunciata da Kiev, è in corso ormai da due settimane e i risultati non sono forse quelli che noi occidentali ci aspettavamo. Non è un caso che ieri anche il presidente Zelensky abbia dichiarato che le operazioni porteranno risultati positivi ma saranno comunque molto lunghe. Che dire? Penso che la forte aspettativa della Nato e dell'Unione Europea abbia spinto gli ucraini a lanciare questo attacco probabilmente un po' troppo presto rispetto alla preparazione delle loro forze armate, e probabilmente in previsione del vertice dell'Alleanza Atlantica di Vilnius dell'11 e il 12 luglio. In quell'occasione Kiev vuole presentare ai capi di stato e di governo dei buoni risultati, cioè delle porzioni di territorio strappate ai russi. Questo dimostrerebbe che l'Ucraina è in grado di combattere con armi occidentali, può conseguire dei successi e merita la fiducia e il supporto in termini di equipaggiamenti militari, addestramento e aiuti finanziari. Questa è la ragione per la quale attualmente la controffensiva è in una fase di stasi operativa: Kiev ha bisogno di riorganizzarsi e condurre prossimamente azioni più efficaci.

Cosa non sta funzionando nella controffensiva lanciata dall'Ucraina?

Questa controffensiva ucraina non è stata improvvisa come quella dello scorso settembre e non è stata in grado di sorprendere i russi, permettendo loro di prepararsi e organizzarsi per tutto l'inverno. Mosca ha creato linee difensive su mille chilometri di fronte con ostacoli anticarro, fossati, denti di drago e campi minati. Insomma, i russi si aspettavano un attacco e si sono preparati a dovere. Aggiungo che quel Paese impara sempre dalle sue sconfitte, come dimostrano la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. I risultati sono questi: gli ucraini hanno conseguito limitati successi recuperando qualche centinaio di metri o al massimo un paio di chilometri di territorio al termine di battaglie estenuanti. È brutto dirlo, ma sono misure da Grande Guerra, quando si conquistava una trincea distante una manciata di metri. Anche per questo Kiev si sta riorganizzando per riprendere l'iniziativa in modo molto più massiccio: questo avverrà molto realisticamente prima della metà di luglio, ovvero prima del vertice Nato.

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Di quali forze dispone Kiev?

Secondo quanto dichiarato dal segretario generale della Nato Stoltenberg l'Ucraina può contare su circa 50mila uomini e donne addestrati da consiglieri militari occidentali e suddivisi in 9/12 brigate: questi soldati, sommati a carri armati moderni Leopard I e II, Challenger britannici e centinaia di veicoli da combattimento, dovrebbero essere pronti a lanciare un massiccio attacco. Tuttavia la formazione di questi 50mila uomini e donne è stata molto frettolosa, essendo durata appena qualche mese, mentre per una recluta senza esperienza di combattimento serve normalmente molto più tempo. Insomma, Kiev potrebbe aver sopravvalutato le proprie capacità: far funzionare queste nuove brigate, ciascuna di circa 5mila uomini, non sarà semplice. Per fare un paragone calcistico: puoi avere un fuoriclasse in squadra, ma se gli altri dieci compagni non sono all'altezza le partite le perdi ugualmente. Aggiungo una cosa: i militari addestrati negli ultimi mesi erano prevalentemente reclute perché i migliori sono stati logorati a Bakhmut per provare a tenere una città dal valore strategico quasi nullo. Lì Kiev ha perso i migliori soldati.

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Il professor Breccia ci ha spiegato una settimana fa che Kiev sta impiegando solo 2 delle 12 brigate a sua disposizione. È ancora così?

Sì, questo è sostanzialmente vero. L'Ucraina afferma di aver impiegato tre delle dodici brigate preparate secondo gli standard Nato. Per questo quelle a cui abbiamo assistito sono state solo puntate offensive, tecnicamente chiamate "ricognizioni in forze", per testare la capacità reattiva russa e individuare punti deboli in cui scatenare le altre nove brigate. L'attacco più massiccio, quindi, deve ancora avvenire: probabilmente verrà condotto entro l'11 e il 12 luglio, per presentare dei risultati alla Nato.

Perché gli ucraini la scorsa notte hanno danneggiato il ponte di Chonhar che collega l’oblast d Kherson alla Crimea?

Questa campagna di bombardamenti nelle retrovie russe è iniziata da tempo, e anche i russi la stanno conducendo bombardando i centri di afflusso delle armi e i depositi di armi occidentali. Insomma, Kiev ha bombardato il ponte di Chonhar, che collega Kherson alla Crimea, allo scopo di ostacolare i rifornimenti russi. Colpire vie di comunicazione come ponti e ferrovie ha lo scopo di ridurre le capacità di approvvigionamento di armi, munizioni, uomini e mezzi da parte della Russia. Attenzione, però, anche Mosca sta facendo la stessa cosa con le retrovie ucraine. Queste campagne di bombardamento vengono effettuate convenzionalmente prima di ogni offensiva militare, tant'è vero che prima dello Sbarco in Normandia gli Alleati iniziarono a colpire linee ferroviarie, ponti e strutture critiche tedesche. Niente di nuovo, insomma: gli attacchi alle infrastrutture rientrano perfettamente nella norma.

Putin ha annunciato il dispiegamento di missili  Sarmat. Per quale ragione? Quale segnale vuole lanciare al resto del mondo?

Questi annunci da parte dei russi avvengono con una certa periodicità; il Sarmat è un missile balistico intercontinentale in grado di raggiungere una velocità di 24mila chilometri orari e percorrere 12/13mila chilometri. Si tratta di un'arma che non verrebbe impiegata sul campo di battaglia ucraino (a questo scopo ci sarebbero le armi nucleari tattiche); il Sarmat, invece, potrebbe teoricamente colpire gli Stati Uniti. Questa minaccia viene evocata periodicamente e non deve stupire. Il problema, osservando le fonti aperte russe, è che in quel Paese da giorni sembra esserci un grosso dibattito tra chi propone un impiego di armi nucleari preventivo finalizzato a vincere la guerra in Ucraina e chi, invece, afferma che non si tratterebbe di una scelta al momento opportuna. Questo dibattito oggi investe l'establishment russo e fino a qualche settimana fa non avveniva. Ecco, credo che questo sia l'aspetto più preoccupante.

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