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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Gaza, proseguono i bombardamenti israeliani: 115 morti, 31 sono bambini. Netanyahu: “Proseguiremo”

È continuato nel corso della notte l’attacco dell’aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza, dove dall’inizio dell’offensiva si contano almeno 115 palestinesi uccisi, tra i quali 31 bambini e 11 donne. Le vittime israeliane sono 7. Benjamin Netanyahu annuncia: “Continueremo con grande intensità, questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario”.
A cura di Davide Falcioni
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Prosegue l'attacco israeliano sulla Striscia di Gaza e continuano ad aumentare le vittime, in larghissima parte palestinesi: secondo il Ministero della Salute dell'enclave controllata da Hamas i morti sono almeno 115, tra i quali non meno di 31 bambini e 11 donne, mentre i feriti oltre 600. Tra le fila israeliane invece il bilancio è fermo a 7 vittime a causa dei razzi lanciati dalla Striscia in direzione delle città israeliane vicine al confine. Nel corso della notte sono proseguiti i bombardamenti su Gaza e Jonathan Conricus, portavoce militare israeliano, ha chiarito che al momento "non ci sono truppe di terra all'interno della Striscia di Gaza". Dal canto suo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato in un tweet che quella in corso potrebbe non essere una "guerra lampo": "Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità. L'ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario".

Violenze anche in Cisgiordania: a Hebron coloni israeliani attaccano case palestinesi

Mentre prosegue l'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza si stanno registrano anche numerosi aggressioni a cittadini palestinesi in Cisgiordania: un video pubblicato su Twitter da New Press e ripreso da Al Jazeera mostra decine di presunti coloni israeliani che attaccano le case palestinesi nella città di Hebron, ma scontri sono stati segnalati in molte altre località.

Ha suscitato indignazione, ieri, quanto accaduto a Bat Yam, un sobborgo di Tel Aviv, durante una manifestazione di coloni israeliani di estrema destra: alcuni filmati hanno documentato il linciaggio della a un automobilista sospettato di essere arabo e ridotto in fin di vita. Violenze si stanno registrando anche altrove: nella città di Lod è stato dichiarato lo Stato d'emergenza dopo che una sinagoga è stata incendiata e un residente arabo è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco. Sempre a Lod un israeliano è stato accoltellato vicino a una sinagoga. Ad Haifa alcuni arabi hanno appiccato il fuoco alle automobili parcheggiate sotto ad un edificio abitato da ebrei ortodossi. Sono state intossicate 60 persone.

L'Ambasciatrice palestinese: "Triste vedere i leader italiani dalla parte del carnefice e non della vittima"

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In questo quadro Abeer Odeh, Ambasciatrice della Palestina in Italia, ha duramente criticato i leader politici italiani schierati dalla parte di Israele: "Intristisce – ha scritto in una nota – vedere diversi leader politici italiani mostrare la propria solidarietà a Israele senza spendere una parola sulle sue responsabilità per quello che sta accadendo in questi giorni in quell’area. Chiunque abbia letto i giornali nelle ultime settimane sa che la miccia è stata accesa dalla repressione israeliana durante le celebrazioni del Ramadan, dalla pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata, e dal boicottaggio delle elezioni palestinesi, derivante dalla proibizione di far votare i cittadini di questa città, la legittima capitale dello Stato di Palestina, dove la violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti, fino a profanare i luoghi sacri. Per non parlare del silenzio davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’ONU, e dell’inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze: l’espandersi delle colonie illegali, la demolizioni delle case palestinesi, le detenzioni arbitrarie, le uccisioni ingiustificate, le condizioni di vita miserabili alle quali sono condannati i palestinesi, l’Apartheid, l’impossibilità di avere un proprio Stato. Insomma, ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale".

Quella in corso, ha chiarito l'ambasciatrice, è "un’aggressione militare che traumatizza ulteriormente una popolazione già bersagliata, fatta di 2 milioni di persone che vivono da 14 anni sotto assedio, separati dal resto del mondo e vulnerabili alla macchina da guerra della potenza occupante, senza la protezione internazionale di cui hanno disperato bisogno e che il diritto internazionale umanitario conferisce loro. Appare evidente come non possa esserci alcuna giustificazione per simili attacchi indiscriminati contro una popolazione civile; eppure, nemmeno questo, per molti, merita un commento".

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