Gaza, nel campo profughi di Deir al Balah: “Così i bambini stanno morendo di freddo”
A Deir al Balah prima della guerra scatenata dall'esercito israeliano dopo il 7 ottobre 2023, vivevano circa 80 mila persone. Già al tempo si trattava di un insediamento affollato, in quel gigantesco carcere a cielo aperto che è sempre stata la Striscia di Gaza, dove 2 milioni di palestinesi vivevano senza libertà di movimento, sopravvivendo grazie agli aiuti internazionali.
Ora a Deir al Balah c'è il più grande campo profughi della Striscia di Gaza, qui vivono circa 1 milione di persone in una gigantesca tendopoli che arriva fino al mare, dove le tende costruite con materiali di fortuna, vengono colpite dalle onde dal mare quando è agitato. È qui che sono morti di freddo due gemelli di pochi mesi.
Mohammed Almajdalawi vive nel campo profughi, scappato via da Behit Laya, una delle città palestinesi completamente distrutte dall'esercito israeliano. È grazie alla sua testimonianza che possiamo raccontarvi l'orrore di questo pezzo di mondo dall'altro lato del Mediterraneo, dove si muore di freddo e di stenti, mentre le truppe israeliane continuano a uccidere.
Le tende fatte con materiali di fortuna, l'acqua arriva ovunque
Le foto del campo profughi di Deir al Balah raccontano da sole le condizioni in cui sono costretti a vivere circa 1 milione di profughi che sono ammassati qui. "Le tende sono costruite con materiali di fortuna – ci dice Mohammed – si fa con quello che si trova, le tele, il nylon, la plastica, le lamiere. Quando queste tende restano sotto al sole si rompono, si bucano. Quando sono arrivate le piogge nelle ultime settimane l'acqua è entrata dappertutto. L'80% delle tende del campo profughi sono danneggiate. L'acqua entra e bagna ogni cosa, e non c'è nulla con cui possiamo asciugare. Non possiamo accendere il fuoco, innanzitutto perché 1 kg di legna costa l'equivalete 1,50 euro e non abbiamo soldi. Poi perché non si possono accendere fuochi, qui viviamo uno sopra l'altro se accendessimo il fuoco si incendierebbe tutto".
In queste condizioni, sopravvivere è una sfida quotidiana. L'estensione del campo profughi di Deir al Balah arriva fino al mare, dove le tende sono ammassate fino alla riva. In questi giorni di cattivo tempo, il vento ha fatto volare via molte tende, distruggendole, e il mare agitato ha portato le onde fino a ridosso delle tende, bagnando tutto e in alcuni casi distruggendo i giacigli che i palestinesi si erano costruiti.
"Sotto le tende c'è la sabbia, quando piove ed entra l'acqua la sabbia si bagna e resta così per giorni e giorni. Quindi ora con il freddo sotto le tende fa ancora più freddo. Molte tende sono a ridosso del mare, ora c'è mare agitato e le onde arrivano fino alle tende. In queste condizioni il freddo è moltiplicato" spiega Almajdalawi.
L'acqua ha invaso una parte consistente del campo profughi, le persone sono costrette a vivere praticamente a mollo nell'acqua. Le condizioni igieniche sono terribili, anche senza la pioggia e il freddo di questi giorni. "Fuori ad ogni tenda si scava una buca di 1-2 metri – racconta Mohammed – serve come latrina, ogni tenda fa la sua latrina che però è immediatamente fuori alla propria tenda, perché viviamo uno sopra l'altro. Con le piogge e l'acqua che ha invaso il campo, tutto è risalito in superficie". Uno scenario da inferno.
I gemelli morti: "Una famiglia di 5 persone, avevano 4 coperte"
Nel campo di Deir al Balah negli ultimi giorni sono morti due neonati di pochi mesi, erano gemelli, la loro famiglia proveniva da Nuseirat, dal nord di Gaza e si sono rifugiati in questa immensa baraccopoli. Mohammed ci invia anche la foto di uno dei due neonati morti, che non pubblichiamo.
"La loro famiglia era di 5 persone, ma avevano solo 4 coperte. I genitori per trovare cibo si alzano alle 6 del mattino. Oltre al cibo devono trovare qualcosa di asciutto per coprire i bambini. I piccoli nel sonno, girandosi, si sono tolti le coperte, l'acqua, l'umidità e il freddo hanno fatto il resto. Sono morti così, di freddo" ci racconta. Già in condizioni normali per un bimbo di 2 mesi sopravvivere al freddo è difficile. Immaginatevi cosa deve essere nell'inferno di Deir al Balah sommerso dall'acqua.
Per i bambini le condizioni sono estreme, qui riescono a mangiare solo cibo in scatola, che chiaramente non aiuta la loro salute già cagionevole, non c'è il latte per i più piccoli, non ci sono coperte a sufficienza. Prima della guerra nella Striscia di Gaza entravano circa 500 camion di aiuti umanitari ogni giorno. "Ora entrano solo 20-30 camion al giorno – dice Mohammed – praticamente è il nulla. Solo in questo campo siamo 1 milione di persone, come si fa a garantire un supporto con poche decine di camion di aiuti al giorno. Non ci sono coperte a sufficienza e quello che c'è si bagna subito e non può asciugarsi. È così che muoiono i bambini".
Ad impedire l'accesso degli aiuti umanitari è l'esercito israeliano che ha ridotto al minimo gli accessi a Gaza, praticamente ora è simbolico, in questo modo il governo israeliano sostiene di "garantire l'accesso degli aiuti", ma nei fatti questa è una bugia.
"I soldati entrano nel campo e schiacciano le tende con i mezzi militari"
Mentre le persone sono costrette a vivere in questo inferno, non si fermano le incursioni dell'IDF (le forze armate israeliane) all'interno del gigantesco campo profughi. L'ultimo blitz è avvenuto 4 giorni fa all'interno di Deir al Balah. "Entrano e uccidono le persone – spiega Mohammed – con i loro mezzi militari camminano sopra le tende schiacciandole, non gli importa se dentro c'è qualcuno o se le persone non sono riuscite a scappare. Uccidono così. Questo avviene continuamente e non ha alcun senso. Nell'ultimo blitz di pochi giorni fa hanno ucciso decine di persone".
L'orrore che si sta consumando a Gaza avviene sotto gli occhi del mondo, e nonostante il governo israeliano impedisca l'accesso ai giornalisti in gran parte delle zone della Striscia di Gaza, grazie alle testimonianze dei palestinesi che riusciamo a raccontare questo inferno.
Alla fine dell'anno chiediamo a Mohammed Almajdalawi che messaggio manda al mondo la gente che vive nel campo profughi di Deir al Balah. "Vogliamo dire grazie a tutti quelli che ci vogliono aiutare – ci dice – ma vi chiediamo anche di non credere ai vostri governi, ai media che raccontano la realtà distorta. Gli aiuti militari che i governi occidentali stanno dando ad Israele servono per farci vivere in queste condizioni, per far morire la gente. Qui non entra nulla sotto il controllo israeliano. Noi siamo pescatori, non possiamo nemmeno pescare nel nostro mare. Noi viviamo dentro un carcere e non possiamo nemmeno vedere il sole. Il mio augurio per il nuovo anno è che noi qui possiamo vedere il sole, come tutte le altre persone nel mondo".