Gaza: la bimba di 8 mesi scompare da lista “martiri”, sulla morte di Layla indagine penale
Potrebbero non essere stati i gas lacrimogeni, sparati in quantità dagli israeliani durante le proteste del 14 maggio scorso, a uccidere la piccola Layla al-Ghandour, la bimba palestinese di otto mesi la cui morte finora era stata attribuita proprio all'inalazione dei lacrimogeni esplosi lungo il confine del Striscia di Gaza in occasione degli scontri per il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Il ministero della sanità di Gaza, infatti, oggi ha deciso di togliere il nome della piccola dall'elenco delle 112 vittime considerate "martiri" perché uccise negli scontri con l'esercito israeliano al confine con lo stato ebraico dal 30 marzo al 19 maggio scorsi. La notizia era stata già preannunciata nei giorni scorsi da fonti di stampa ma poi si era susseguite smentite e parziali ammissioni fino alle dichiarazioni rilasciate oggi dal portavoce del ministero Ashraf al-Qidra .
Secondo le stesse fonti, sul caso della piccola è stata aperta ora una inchiesta penale che dovrà cercare di appurare le reali cause della morte della piccola. In particolare si sospetta che la piccola avesse già dei problemi di salute al momento dei fatti. “La bambina è arrivata all’ospedale morta e la famiglia ha detto che si trovava al confine e che ha inalato i gas lacrimogeni. Non era chiaro fin dall’inizio qual fosse la causa della morte. Perciò è stata aperta l’inchiesta” ha precisato il portavoce, aggiungendo: “Layla Al-Ghandour non è più nella lista dei martiri perché stiamo aspettando i risultati”. Le famiglie di quelli che vengono dichiarati “martiri” ricevono compensazioni dall’Autorità palestinese e anche per questo i casi devono essere accertati dai ministeri competenti. Al momento non è noto se e quando i risultati di questa indagine saranno pubblicati
Nel giorno della morte della piccola Layla erano state oltre 60 le persone uccise sotto il fuoco delle forze di sicurezza israeliane che sparavano sulla folla che si avvicinava al confine. Il caso della bimba, portata alla manifestazione dai genitori, però era quello che aveva più colpito l’opinione pubblica mondiale. I primi dubbi sulla ricostruzione della famiglia sono arrivati da un medico palestinese dell'ospedale dove la piccola era giunta già cadavere che, interpellato dall’agenzia Associated Press, aveva rivelato le sue perplessità, sostenendo che la piccola era già malata e che non credeva che fossero stati i lacrimogeni a causarne la morte.