Gaza, incontro tra Netanyahu e Blinken a Gerusalemme: “No ad accordo che includa la fine della guerra”
Il premier israeliano Benjamjn Netanyahu avrebbe detto al segretario di Stato americano Antony Blinken che non accetterà alcun accordo con Hamas che preveda la fine della guerra a Gaza. È questo che emerge dall’incontro di oggi a Gerusalemme tra Netanyahu e Blinken.
Il premier israeliano avrebbe anche ribadito che se Hamas non cederà su questa richiesta non ci sarà alcun accordo e Israele avvierà l'operazione contro Rafah. L'alto rappresentante di Hamas Sami Abu Zuhri ha riferito che Hamas sta ancora studiando l’ultima offerta di cessate il fuoco.
Blinken da parte sua ha ribadito a Netanyahu l'opposizione degli Stati Uniti a un assalto israeliano a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove la situazione è già drammatica. Durante l’incontro di oggi con Netanyahu, Blinken ha "ribadito la chiara posizione degli Stati Uniti su Rafah", ha dichiarato Matthew Miller, in merito all'assalto di terra alla città, che il premier si rifiuta di abbandonare nonostante l'opposizione delle Nazioni Unite e di molte capitali.
C’è stato intanto anche un incontro tra il segretario di Stato Usa e le famiglie degli americani-israeliani tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza: un incontro che “è stato positivo, e il segretario di Stato Usa ha trasmesso un cauto ottimismo sull'accordo per il loro rilascio”, così il gruppo Hostages Families Forum in una nota. Tra i presenti all'incontro con Blinken, secondo quanto sottolinea il Times of Israel, anche Aviva Siegel, che ha trascorso 51 giorni prigioniera di Hamas e il cui marito Keith è ancora detenuto.
Oggi, a definire drammatica la situazione in Medio Oriente, anche il cardinale di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa al termine della cerimonia per la presa di possesso a Sant'Onofrio a Roma. "Sono momenti difficili ma anche di speranza perché nel negoziato in corso forse qualcosa si muove, speriamo, non bisogna mai demordere. Comunque la situazione resta in ogni caso molto drammatica, pesante, difficile. Al di là delle questioni militari che comunque esistono e sono gravi, c'è la questione umanitaria a Gaza”, le parole del cardinale.