Gaza, il dolore di un reporter palestinese: “A volte dietro la telecamera resto in piedi e piango”
"A volte quando lavoro dietro la telecamera resto in piedi e piango", sono le toccanti parole che ha confidato Mahmoud Bassam, reporter di guerra a Gaza, alla BBC. Il giornalista, originario del posto è impegnato a documentare il sanguinoso conflitto israelo-palestinese esploso il 7 ottobre 2023 dopo l'attacco di Hamas in Israele.
"Testimoniare la guerra è difficile e doloroso" ammette Bassam che da più di tre settimane si muove tra ospedali e campi profughi, sfuggendo alle continue esplosioni. "Viaggio da una scena di desolazione all'altra, non sempre riesco a sentire i miei cari. Le chiamate arrivano ogni volta che c'è campo e abbastanza elettricità per caricare il telefono" ha spiegato.
Mahmoud ogni giorno deve portare avanti il suo lavoro ma nel mentre il pensiero è rivolto sempre alla sua famiglia: ha una moglie e un figlio di appena 11 mesi, entrambi devono spostarsi continuamente per evitare i bombardamenti. Il giornalista ha raccontato che "quando esce di casa al mattino, non è mai sicuro se al ritorno li troverà lì, nello stesso posto in cui li ha lasciati". Ammesso che riesca a fare rientro, visto che le strade sono quasi tutte bloccate e i bombardamenti troppo pesanti per permettergli di viaggiare.
"Quando vedo quelle scene spesso mi viene da piangere e non posso fare altro che restare in silenzio" continua a raccontare Mahmoud. Molti giornalisti che lavorano anch'essi nelle zone di guerra e che il reporter conosce bene, gli confidano di provare la stessa sensazione di impotenza. "Come si fa a non aiutare tutte quelle persone? Come si può continuare a fare il proprio lavoro se ci si ferma a dare del cibo o primo soccorso a chi ha bisogno?" si chiede Bassam.
Le scene di sofferenza per Mahmoud vengono amplificate dal fatto che abbia un legame con Gaza: "I corrispondenti stranieri hanno il privilegio di salire su un aereo e tornare a casa". La Striscia di Gaza è un luogo molto piccolo e il giornalista può incontrare da un momento all'altro qualcuno che conosce coinvolto nella guerra. "Sono un reporter e la mia missione è trasmettere ciò che vedo, anche se a volte devo fermarmi, sedermi con quei bambini e cercare di dare loro conforto, acqua, cibo, cercare di fornire ciò di cui hanno bisogno".
La guerra in corso si sta rivelando una tra le più pericolose degli ultimi tempi, anche per i giornalisti. Finora ne sono stati uccisi più di 30, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) ha dichiarato che i cronisti di Gaza stanno pagando un prezzo senza precedenti.
"Abbiamo visto più giornalisti uccisi nelle ultime tre settimane di quanti ne siano stati uccisi in 21 anni di copertura di questo conflitto", ha affermato un esperto di Medio Oriente del CPJ, aggiungendo: "Molti giornalisti hanno perso colleghi, famiglia e sono stati costretti a fuggire dove non c'è un rifugio o una via d'uscita sicura".