Gaza, i raid di Israele a Rafah continuano. Biden chiama Netanyhau: “Tutelare civili”
Il premier di Israele Benyamin Netanyhau ha avuto una conversazione telefonica con l'omologo americano Joe Biden.
Un colloquio di 40 minuti nel quale i due leader hanno parlato soprattutto dell’azione militare israeliana a Rafah e nell’omonimo governatorato della Striscia di Gaza. Biden, si legge nel comunicato Usa, "ha ribadito che l'operazione militare non può procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno ai civili a Rafah".
Successivamente Netanyhau su X (Twitter) ha affermato che "Israele respinge apertamente i diktat internazionali riguardanti una soluzione permanente con i palestinesi. Tale accordo sarà raggiunto solo attraverso trattative dirette tra le parti, senza precondizioni", chiarendo che "Israele continuerà a opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese.
Tale riconoscimento, sulla scia del massacro del 7 ottobre, darebbe un'enorme ricompensa al terrorismo senza precedenti e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace".
Si è è parlato anche del possibile accordo sugli ostaggi. Poco prima prima Netanyahu aveva incontrato il direttore della Cia Bill Burns a Tel Aviv. Oggi la vicepresidente USA Kamala Harris incontrerà il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.
Raid di Israele a Rafah continuano
Intanto i raid dell'Idf a Rafah continuano e nella notte almeno sei persone sono rimaste uccise e diverse altre sono ferite in un bombardamento contro una casa nel quartiere di Al-Nasr, nel sud della Striscia di Gaza. Altre due persone hanno perso la vita in un altro attacco lanciato sempre dallo Stato ebraico contro due case a est di Jabalia, nel nord dell'enclave palestinese. Altri dodici morti (diversi sarebbero donne e bambini) sono stati segnalati da un portavoce dell'ospedale dei Martiri di Al Aqsa, citato dai media internazionali, nel campo profughi di Nuseirat, nel centro dell'enclave palestinese.
Il bilancio totale delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 28.663 morti e 68.395 feriti, secondo i dati del Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas.
Riccardo Noury, il portavoce di Amnesty Italia, ieri a Fanpage.it ha parlato di un "rischio concreto e imminente di genocidio" a Rafah: "Se la comunità internazionale non riuscirà a fermare Israele dal mettere in pratica l’offensiva di terra a Sud della Striscia di Gaza si porterà sulla coscienza una macchia enorme. Abbiamo nuove prove di attacchi illegali israeliani che vanno indagati come crimini di guerra” ha aggiunto Noury.
"Egitto costruisce un muro contro gli sfollati da Gaza"
Nel frattempo, stando a quanto riporta il Wall Street Journal, l'Egitto starebbe costruendo una sorta di" mega recinto chiuso da alte mura" nel deserto del Sinai, vicino al confine con Gaza, nell'eventualità di un massiccio esodo degli sfollati palestinesi, così da limitare il numero di rifugiati.
Mentre l'agenzia Ynet riferisce di un "muro" al quale "stanno lavorando centinaia di palestinesi provenienti dalla Cisgiordania". Obiettivo sarebbe quello di innalzare una nuova barriera lungo il confine con la Striscia, nonostante il Gabinetto di sicurezza israeliano gli abbia vietato di farlo.