video suggerito
video suggerito

Gay e Islam, dove si può andare in galera anche solo per la bandiera arcobaleno

Nella giornata mondiale contro l’omofobia, bisogna ricordare che l’omosessualità nei Paesi musulmani è severamente punita, anche con la morte. La battaglia per i diritti LGTB nel mondo islamico è ancora tutta da scrivere.
A cura di Mirko Bellis
131 CONDIVISIONI
4GAY MUSLIM

In Arabia Saudita un medico è stato arrestato per aver esposto fuori dalla sua casa a Jeddah la bandiera arcobaleno, il simbolo più usato e noto del movimento LGBT (lesbica, gay, bisessuale e trans).

Secondo quanto riportano i media locali, l'uomo ha confessato di aver comprato la bandiera in Internet senza sapere il suo reale significato. Il medico saudita è riuscito ad evitare il carcere raccontando alla polizia religiosa saudita – conosciuta come Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio – di aver acquistato la bandiera spinto da uno dei suoi figli affascinato dai colori dell’arcobaleno. Una storia simbolo, nella giornata mondiale contro l'omofobia, che fa capire quanto ancora ci sia da fare in difesa dei diritti delle persone omosessuali.

La Sharia (la legge islamica applicata in Arabia Saudita) proibisce l’omosessualità e le punizioni includono la castrazione chimica, la pubblica fustigazione, la lapidazione, il carcere e persino la pena di morte. Se questo è la situazione in Arabia Saudita, agli omosessuali non va certo meglio negli altri Paesi islamici.

Test anali in carcere

Human Rights Watch ha raccolto le testimonianze dei sei studenti universitari tunisini arrestati vicino a Kairouan nel dicembre scorso con l’accusa di “sodomia” e condannati a 3 anni di carcere. I ragazzi hanno raccontato di aver subito ogni genere di abuso da parte delle forze dell’ordine durante i loro interrogatori: oltre ai pestaggi per farli confessare, i sei sono stati sottoposti ai test anali per dimostrare la loro omosessualità. Il 3 marzo, la corte d'appello di Sousse ha ridotto ai sei studenti la pena detentiva a un mese, che avevano già scontato, e li ha condannati ad una multa di quattrocento dinari (circa centosettanta euro).

Si arriva alla pena di morte

Sono numerosi i casi di musulmani che subiscono abusi da parte delle autorità in base al loro orientamento sessuale. I rapporti con lo stesso sesso continuano ad essere illegali e punibili con la pena di morte non solo in Arabia Saudita, ma anche in Mauritania, Sudan, Yemen e in alcune zone del sud della Somalia. Lo Stato che ha il più alto numero di esecuzioni capitali di omosessuali è comunque l'Iran. Dalla rivoluzione islamica, il governo iraniano ha mandato a morte più di 4.000 persone accusate di rapporti omosessuali.

Se sei gay nemmeno un avvocato

In alcune nazioni musulmane le relazioni omosessuali sono punite con la reclusione, la fustigazione e persino con i lavori forzati. In Afghanistan dopo la caduta dei talebani dal potere, l'omosessualità, prima considerata un crimine castigato con la pena di morte, viene punita con sanzioni pecuniarie e il carcere. In Egitto, Iraq, Giordania non esiste una legge che vieti esplicitamente le relazioni gay, ciò nonostante, le autorità hanno fatto spesso ricorso alle leggi che regolano la pubblica decenza e la morale per arrestare, imprigionare, torturare e negare ogni rappresentanza legale agli uomini sospettati di essere gay o bisessuali.

Vietate anche le associazioni

Molti governi arabi non permettono neppure che esistano associazioni che difendano i diritti LGBT. A ciò si aggiunge la cultura della popolazione locale, i cui costumi vedono nell'omosessualità il simbolo della decadenza e dell'immoralità. L’atteggiamento ostile verso i gay sfocia a volte in vere e proprie aggressioni. In Marocco, una coppia di giovani è stata picchiata nella loro casa da un branco di violenti che non contenti con l’aggressione, hanno filmato la scena e poi l’ha messa online. A far discutere è anche la pena inflitta: per la violazione di domicilio, il pestaggio, la ripresa e diffusione di un video “contrario alla morale” due degli aggressori sono stati condannati a due mesi di carcere con la sospensione della pena. Uno degli aggrediti, invece, è risultato colpevole di atti omosessuali e dovrà scontare quattro mesi in carcere.

131 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views