Fukushima, le acque della centrale nucleare riversate nel Pacifico. Cina e Hong Kong vietano pesce giapponese
Tra due giorni il Giappone comincerà a riversare in mare l’acqua radioattiva contenuta nella cisterne dello stabilimento nucleare di Fukushima devastato dal disastro del marzo 2011.
L'okay definitivo è arrivato dal premier giapponese Fumio Kishida, che nei giorni scorsi ha ispezionato la centrale – in fase di dismissione – e incontrato alcuni pescatori locali. L'autorizzazione alle operazioni era già stata data dal predecessore di Kishida, Yoshihide Suga, nell'aprile 2021.
Lo scorso luglio, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha affermato che il piano del governo nipponico rispetta in pieno gli standard di sicurezza e che il rilascio delle acque trattate nell’oceano ha "un impatto radiologico trascurabile su persone e ambiente". Il report è il risultato di due anni di lavoro di una task force di specialisti dell'agenzia coadiuvati da esperti in sicurezza nucleare provenienti da 11 Paesi.
Tokyo prevede di scaricare in maniera graduale nell'Oceano Pacifico oltre 1,3 milioni di tonnellate di acqua dell'impianto di Fukushima Daiichi provenienti da acque piovane, sotterranee e da iniezioni necessarie per raffreddare i noccioli dei reattori andati in fusione dopo lo tsunami che devastò la costa nord-orientale nipponica nel marzo 2011, provocando la morte di oltre 20mila persone.
La decisione del governo giapponese incontra tuttavia l'opposizione dei Paesi vicini, per niente rassicurati dall’Aiea.
Il governatore di Hong Kong, John Lee, ha già ordinato al suo governo di applicare “immediatamente” tagli all'import alcuni prodotti alimentari giapponesi: “La sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong sono le massime priorità del governo di Hong Kong – ha scritto Lee su Facebook – . Ho immediatamente incaricato… i dipartimenti governativi competenti di attivare le misure di controllo delle importazioni per proteggere la sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong”. Anche la Cina ha vietato alcune importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi, e avviato test a tappeto per rilevare la radioattività dei prodotti ittici provenienti da Tokyo.
Anche Greenpaese si oppone, evidenziando come la decisione del Giappone “ignora la scienza”. Shaun Burnie, esperto nucleare di Greenpeace East Asia, ha affermato che Tokyo “ha optato per una falsa soluzione – decenni di deliberato inquinamento radioattivo dell'ambiente marino – in un periodo in cui gli oceani del mondo stanno già affrontando enormi stress e pressioni. Un oltraggio che viola i diritti umani delle persone e delle comunità di Fukushima, e di altre prefetture vicine e della più ampia regione dell'Asia-Pacifico”.