Francia, la capo di gabinetto di Marine Le Pen indagata per finanziamenti illeciti
Catherine Griset e Thierry Légier, rispettivamente capo del'ufficio di gabinetto della leader del Front National Marine Le Pen e sua guardia del corpo, sono finiti nel mirino della giustizia francese. La prima è incriminata nell'ambito di un'inchiesta sui falsi impieghi al Parlamento Europeo: la donna è accusata di abuso d'ufficio, sarebbe stata stipendiata con i soldi del contribuente europeo quando invece lavorava in Francia per il Front National. In merito a questa circostanza ieri è stato interrogato anche il bodyguard prima di venire rimesso in libertà senza accuse a suo carico. Dal canto suo Marine Le Pen, candidata alla Presidenza della Repubblica, non ha esitato ad attaccare i magistrati: "Oggi c'è un rischio molto pesante della strumentalizzazione della giustizia. Tutto ci dice che non siamo nella serenità, nell'imparzialità e nella necessaria indipendenza della giustizia. La giustizia – ha continuato – non è un potere, è un'autorità. Non deve venire a turbare la campagna presidenziale, avrebbe potuto farlo più tardi".
Le Pen: "Inchiesta aperta da due anni"
La leader del'estrema destra transalpina ha aggiunto: "I miei connazionali devono saperlo: questo fascicolo giudiziario è aperto da due anni e trovo sorprendente che a due mesi dalle presidenziali, brutalmente, scatti questa intensa attività giudiziaria. I miei uffici sono stati perquisiti, per una seconda volta, mentre mi trovavo in viaggio all'estero. Oggi gli assistenti posti in stato di fermo, e l'ho appreso su Twitter…". Marine Le Pen ha quindi attaccato l'Olaf, l'ufficio antifrode Ue, che ha segnalato alla giustizia francese il fascicolo sui falsi impieghi dei collaboratori all'Europarlamento.
L'inchiesta nei confronti di Catherine Griset e Thierry Légier è stata in effetti aperta due anni fa: i due, assunti con contratti di assistenti parlamentari dalla Le Pen, in verità non avrebbero svolto le mansioni per cui venivano pagati, con fondi pubblici europei. I due. secondo un documento dell'Ufficio antifrode dell'Eurocamera, avrebbero in realtà lavorato al partito e come guardia del corpo della candidata presidente.