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Forze speciali italiane già in Libia, autorizzate da Renzi con compiti di addestramento

La conferma in un documento redatto dal Cofs (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali) e trasmesso al Comitato di controllo sui servizi segreti (Copasir) e classificato come “segreto”. Quelle in corso sono operazioni autorizzate dal governo che riguardano non solo l’addestramento delle forze libiche nello sminamento, ma anche per le azioni militari in cui le forze fedeli a Serraj sono impegnate.
A cura di Claudia Torrisi
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Libyan gunman celebrate on the early morning of the second anniversary of the revolution that ousted Moammar Gadhafi, in Benghazi, Libya, Sunday, Feb. 17, 2013. (AP Photo/Mohammad Hannon)

Ci sono alcune decine di uomini appartenenti alle forze speciali italiane in Libia. L'ha ammesso il governo italiano, per la prima volta in via ufficiale, con un documento, anticipato dall'Huffington Post, redatto dal Cofs (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali) e trasmesso al Comitato di controllo sui servizi segreti (Copasir) e classificato come "segreto". Nel testo viene specificato che si tratta di operazioni effettuate in applicazione della normativa approvata lo scorso novembre dal Parlamento, che consente al presidente del Consiglio di autorizzare missioni all’estero di militari dei nostri corpi d’elite ponendoli sotto la catena di comando dei servizi segreti con tutte le garanzie connesse (tra cui quella dell'immunità).

L'Italia non è in guerra, ma è indubbio che nel supporto alle operazioni contro lo Stato islamico non c'è solo la presenza delle forze speciali americane, britanniche e francesi, ma anche quella italiana. Quelle in corso sono operazioni autorizzate dal governo che riguardano non solo l'addestramento delle forze libiche nello sminamento, ma anche per le azioni militari in cui le forze fedeli a Serraj sono impegnate. Nell'informativa inviata al Copasir si trova ragione della presenza italiana in Libia: un contenuto confermato ufficiosamente da fonti della Difesa.

Questa mattina, riporta Repubblica, fonti di governo avevano spiegato che ora come ora la presenza del nostro paese è stata solo richiesta dal premier Serraj, mentre l'esecutivo stava ancora "valutando" se inviare forze con ruoli di addestramento. Finora, insomma, sarebbero stati inviati solo "aiuti umanitari" e "soccorsi sanitari", mentre "per qualsiasi nuova iniziativa, il governo coinvolgerà il Parlamento". Anche se, secondo le nuove norme approvate a fine 2015, l'azione dei corpi speciali fuori dalla catena di comando della coalizione internazionale può essere autorizzata direttamente dal governo.

"Oggi gli italiani scoprono che il proprio paese è militarmente impegnato in Libia con forze speciali impiegate per lo sminamento e addestramento delle forze filo governative libiche. E' gravissimo che lo apprendano dalla stampa e non dal governo, che sino ad oggi ha nascosto la verità al Parlamento e al paese senza mai degnarsi di metterci la faccia e dire le cose come stavano", hanno commentato con una nota i parlamentari M5S, delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Per Maurizio Gasparri, esponente di Fi e vicepresidente del Senato, invece, "il governo italiano ha finora smentito l'impegno di militari italiani nel territorio libico. Ma da cronache giornalistiche emerge che nostri militari sono impegnati nell'opera di sminamento a Misurata e Sirte a sostegno di esponenti del governo Serraj. La notizia è vera o falsa?".

"Che l'Italia addestri e aiuti i libici in operazioni delicate come lo sminamento, è il minimo che possiamo fare – ha commentato Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Affari esteri del Senato – Combattono il Daesh anche in nome e per conto nostro, così come gli americani impegnati su Sirte. Mi auguro che ci sia sufficiente senso di responsabilità per evitare polemiche inutili. Le vere polemiche bisognerebbe farle se l'Italia rimanesse con le mani in mano".

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