Finlandia, si pensa al reddito di cittadinanza contro la crisi: 800 euro al mese a testa
È di queste ore la notizia che il governo finlandese sarebbe pronto a introdurre un reddito base di 800 euro per ogni cittadino maggiorenne del paese. In realtà il Finnish Social Insurance Institution (meglio noto come Kela) sta lavorando già da un po' di tempo alla proposta, che verrà presentata nella sua versione finale non prima di un anno, a novembre del 2016. Il manager del dipartimento ricerca di Kela, Olli Kangas, ha spiegato che sarà un benefit per tutti i cittadini, esentasse e a carico del governo. Nella fase definitiva i finlandesi riceveranno 800 euro al mese, mentre in quella pilota il contributo sarà di 550 e non per tutti: vi parteciperanno solo alcuni cittadini estratti a sorte. Un meccanismo che, secondo la BBC, potrebbe sollevare qualche difficoltà, visto che per la costituzione finlandese "tutti i cittadini devono essere uguali". L'approvazione di questa proposta comporterà la cancellazione – tranne nella fase di prova – di tutti i benefit previsti attualmente dal sistema del welfare finlandese: dagli assegni di disoccupazione a quelli di maternità o congedo parentale.
Il progetto è appoggiato dal governo e dalle opposizioni. Il primo ministro Juha Sipila ha detto che per lui "un reddito di base significa semplificare il sistema di previdenza sociale". Anche i finlandesi sembrano appoggiare la proposta. Un sondaggio commissionato da Kela ha mostrato che il 69% della popolazione è a favore del piano per un reddito di base. Probabilmente anche perché dal 2008 il paese non sta attraversando un buon momento, tra il crollo del settore della carta e la crisi della Nokia. Tanto da essersi guadagnato la definizione di nuovo "malato d'Europa", con un tasso di disoccupazione che si aggira al 10%. Per questo motivo molti cittadini guardano con favore alla possibilità di avere 800 euro mensili.
Nonostante i toni entusiasti con cui è stata presentata dalla maggior parte dei giornali, la proposta ha, ovviamente, luci e ombre. Secondo i sostenitori, un reddito base esentasse di 800 euro potrebbe sbloccare il mercato del lavoro. Al momento, infatti, i cittadini finlandesi non sono incentivati ad accettare contratti di lavoro temporaneo o basse retribuzioni, perché questo comporterebbe la perdita per quel periodo di alcuni benefici statali e quindi a un calo complessivo del reddito. Sostituendo quei benefici con una base fissa si potrebbe agevolare la flessibilità lavorativa. La responsabile di un centro per disoccupati ha raccontato quest'estate alla BBC che "un reddito di base potrebbe incoraggiare le persone ad accettare lavori a termine" e "diminuire la burocrazia che si incontra all'agenzia per il lavoro". Dall'altra parte, avere un'entrata fissa di circa 800 euro potrebbe far perdere, specialmente ai giovani, "la motivazione nella ricerca di un lavoro" e, di conseguenza, far riesplodere la bolla della disoccupazione. Oppure, potrebbe mettere i cittadini in condizione di accettare retribuzioni più basse e contratti più precari.
Un aspetto controverso è legato ai costi. Secondo Liisa Hyssälä, direttore generale del Kela, quest'operazione farà risparmiare al governo finlandese parecchi milioni. Per i calcoli fatti da Bloomberg, invece, costerebbe al paese circa 52 miliardi l'anno – 47 se si contano solo gli adulti – a fronte di entrate statali previste per 49,1 miliardi di euro per il 2016.
Spesa pubblica a parte, un reddito di base universale avrà davvero effetti benefici per tutti? In realtà le specifiche della proposta non sono state ancora rese note, ma qualcuno già si preoccupa che una prestazione di 800 euro che cancelli tutti i benefit preesistenti possa condurre alcune persone in una situazione peggiore di quella attuale. Coloro che ricevono sovvenzioni per la casa o per invalidità, ad esempio, in teoria potrebbero ricevere meno di quanto percepiscono adesso. Se poi, come pare, il reddito mensile fosse dato solo alla popolazione adulta, una madre single con tre figli potrebbe trovarsi in una condizione nettamente diversa rispetto a un uomo senza figli e con un lavoro part time. Secondo l'Helsinki Time, tra l'altro, la cifra prevista non sarebbe adeguata: in base al costo della vita "se si vuole davvero combattere la povertà" sarebbero necessari circa 1166 euro al mese." Infine, il fatto di cancellare tutti i vecchi benefici del sistema di welfare in luogo di un unico assegno potrebbe essere un modo per sostituire l'assistenza sociale: si versano nelle tasche dei cittadini dei soldi, che verranno utilizzati per coprire il costo dei servizi.