Finisce un’epoca, addio alla macchina da scrivere: chiude in India l’ultima fabbrica
I nostalgici e gli anti-tecnologici di tutto il mondo non riescono a crederci e piangono la sua scomparsa: la macchina da scrivere è arrivata alla fine di un viaggio lungo più di 150 anni. Più di un secolo e mezzo è passato da quando l'italiano Giuseppe Ravizza nel 1846 ideò quella che probabilmente è stata la prima macchina da scrivere, inventata per aiutare i ciechi nella scrittura e brevettata nel 1855 col nome di cembalo scrivano.
Fino all'avvento dei computer e dei suoi programmi di scrittura, la macchina da scrivere è stata un pezzo indispensabile in uffici, sedi di giornali e abitazioni di tutto il mondo. Affascinante era il caratteristico rumore che producevano i tasti, il meccanismo d'impressione ed il risultato finale che non era nè pulito nè perfetto ma che per questo e per la fatica impiegata nello scrivere riusciva a mantenere ancora un certo non so che di "umano".
Da bambino la usavo per giocarci, una Olivetti Lettera 32 di mia madre con la quale fingevo di scrivere lettere d'amore o improbabili romanzi, deliziando il mio udito con quel suono meccanico che tanto mi piaceva. Qualche anno dopo poi scoprii che qualcuno aveva già trasformato in musica il ritmo frenetico della macchina da scrivere: The Typewriter di Leroy Anderson, un pezzo entrato nella storia grazie alla celebre scena del film Who's Minding In The Store (Dove Vai Sono Guai) nella quale Jerry Lewis finge di scrivere su una macchina da scrivere immaginaria (VIDEO).
Da quando però il mercato dei computer ha iniziato ad espandersi in tutto il mondo, il destino delle macchine da scrivere è parso segnato fin da subito ed, infatti, il declino è stato inesorabile fino a portare al capolinea, in questi giorni, un oggetto che già da tempo veniva considerato alquanto antiquato. Ma se per l'Occidente, da quasi 20 anni, era diventato un pezzo da museo, un oggetto per eccentrici nostalgici e collezionisti, in Asia, dove la globalizzazione era rimasto a lungo un affare di pochi, le macchine da scrivere erano (e per alcuni sono ancora) un oggetto indispensabile, negli uffici governativi come nelle strade dove seduti su cassette di frutta, scrivani riempivano documenti di ogni tipo o scrivevano lettere sotto dittatura a clienti, molto spesso, analfabeti.
Ma il boom economico che ha travolto il continente asiatico ed il conseguente calo dei prezzi dei computer sono stati il colpo di grazia decisivo alle macchine da scrivere. Così com'è successo per i giradischi, per le cassette, per il "walkman", com'è accaduto nel mondo dell'informatica per i vecchi "floppy disk" adesso ad abbandonare la scena ed a finire una volta per tutte in soffitta, saranno proprio loro, le care, vecchie macchine da scrivere.
La notizia arriva dall'India dove, come ha raccontato il Daily Mail, ha chiuso l’ultima fabbrica al mondo che produceva macchine da scrivere, la Godrej and Boyce di Mumbai. "All'inizio degli anni Novanta, producevamo 50.000 pezzi all'anno. Fino al 2009, ne producevamo da 10.000 a 12.000. L'anno scorso però, ne abbiamo vendute meno di 800", ha dichiarato un responsabile dell'azienda. Noi di sicuro, ci abitueremo presto all'idea: in realtà la macchina da scrivere era morta da tempo e ci eravamo soltanto dimenticati di celebrare il suo funerale, felici con i nostri nuovi compagni elettronici, che non soltanto mettono, velocissimi, nero su bianco le nostre idee, ma che le interrelazionano e le inviano alla velocità della luce formando una rete globale e infinita, un universo del tutto nuovo fatto di miliardi di pagine e informazioni sotto il quale la cara vecchia macchina da scrivere è rimasta sepolta molti fogli addietro.