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Filippine, l’Isis distrugge simboli cristiani in una chiesa a Marawi

L’Isis diffonde un video in cui alcuni suoi miliziani distruggono statue e altri simboli religiosi in una chiesa a Marawi, nelle Filippine. Un vero e proprio oltraggio alla religione cattolica mentre centinaia di cristiani rimangono ancora intrappolati in città.
A cura di Mirko Bellis
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Un miliziano del gruppo jihadista filippino Maute scaglia un oggetto contro la teca che contiene la statua della Vergine Maria
Un miliziano del gruppo jihadista filippino Maute scaglia un oggetto contro la teca che contiene la statua della Vergine Maria

Una statua di un santo gettata a terra, calpestata e distrutta. La teca che contiene l'immagine della Vergine Maria fatta a pezzi con una mazza. Il crocefisso abbattuto, la figura di Papa Francesco strappata dal muro. La violenza inaudita dei miliziani dell’Isis si è abbattuta sui simboli della fede cristiana in una chiesa a Marawi, nel sud delle Filippine. Il video che riprende l’oltraggio al luogo di culto è stato diffuso da Amaq, l’agenzia di comunicazione del sedicente Stato islamico. I protagonisti della profanazione sono alcuni uomini armati del gruppo terrorista Maute, rappresentante ufficiale dell’Isis nel Sud est asiatico.

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A Marawi, città di 200.000 abitanti nell'isola meridionale di Mindanao, l’assalto dei fondamentalisti islamici cominciato il 23 maggio ha già causato oltre 170 morti, tra cui 38 civili. L’attacco del gruppo Maute è iniziato in risposta al fallito blitz dell’esercito per arrestare Isnilon Hapilon, comandante cinquantunenne del gruppo ribelle Abu Sayyaf e considerato tra i terroristi più pericolosi del Paese. Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha riposto alla minaccia jihadista decretando la legge marziale in tutta l’isola di Minalao. Nella loro offensiva gli estremisti islamici si sono accaniti particolarmente contro i cristiani appiccando il fuoco alla cattedrale di Marawi e sequestrando decine di fedeli, compreso il vicario generale, padre Teresito Suganob, ancora nelle mani dei jihadisti. “Non abbiamo loro notizie e soltanto qualche giorno fa sono riuscito a parlare con un comandante dei marines che mi ha promesso di fare tutto il possibile per trovarli e salvarli”, ha scritto il vescovo di Marawi, monsignor Edwin de la Peña. “Siamo nel caos – ha proseguito il vescovo – vi sono bombardamenti aerei e scontri. Non so come farà la gente a sopravvivere, la città è irriconoscibile, sembra di essere in Siria o Iraq”, ha dichiarato in un comunicato de la Peña.

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, i jihadisti del Maute impiegherebbero nelle loro azioni anche dei bambini, reclutati tra gli orfani dei ribelli uccisi in combattimento. Nel video della profanazione della chiesa cattolica, infatti, alcuni dei miliziani presenti all'oltraggio appaiono poco più che adolescenti. Intanto la tregua di quattro ore raggiunta ieri tra l’esercito filippino e il gruppo terrorista per consentire l’evacuazione dei residenti ancora intrappolati ha consentito finora la liberazione solo di un centinaio di civili.  Gli accordi tra i miliziani e l’esercito sono stati raggiunti grazie alla mediazione del Fronte di Liberazione Islamico Moro, organizzazione separatista dell’isola di Mindalao da cui provengono molti dei combattenti del Maute. Secondo le informazioni trapelate finora sono circa duemila gli abitanti rimasti nella città assediata.

Mentre è prevista anche per oggi una tregua per permettere corridoi umanitari ed evacuare i civili ancora in città, gli scontri tra l’esercito e i fondamentalisti del gruppo Maute sono continuati a Mamasapano nella provincia di Maguindanao, dove 10 soldati filippini sarebbero stati uccisi nei combattimenti.

Il presidente filippino Duterte ha detto di poter risolvere la situazione in meno di 24 ore. “L’unica cosa che devo fare è bombardare e radere al suolo tutta la città”, ha dichiarato sabato dopo una visita ai militari feriti nei combattimenti. Contro gli oltre 400 miliziani del Maute, tra cui anche una quarantina di foreign fighters, l’esercito di Manila ha schierato quattromila uomini dell’esercito e ha impiegato aerei, elicotteri e l’artiglieria.

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