Nelle Filippine è stato scoperto un nuovo e tremendo fenomeno di depravazione: giovani donne, in cambio di denaro, fanno sesso con i loro figli piccoli davanti ad una webcam. Dall'altra parte dello schermo migliaia di pedofili assistono ai rapporti incestuosi. Un mondo di perversione nel quale i bambini sono costretti dalle loro stesse madri anche a prostituirsi con uomini più grandi di loro.
A rivelarlo un’inchiesta della giornalista inglese Stacey Dooley trasmessa dalla Bbc il 16 maggio. Dooley ha scoperto le tremende violenze subite dai bambini filippini seguendo l’operazione di un gruppi di agenti dell’Homeland Security Investigations (Hsi), l’agenzia Usa responsabile di indagare, tra l’altro, anche i reati compiuti da cittadini americani nel resto del mondo. “Mike”, il nome usato dall'agente sotto copertura dell'Hsi, ha cominciato a seguire la pista di un gruppo di pedofili che su Internet cercavano di soddisfare i loro istinti più crudeli assistendo a relazioni incestuose. Da lì è partita la ricerca delle donne disposte a mantenere atti sessuali con i loro bambini e, in alcuni casi, anche ad obbligarli a prostituirsi. E la caccia l’ha portato fino alla capitale delle Filippine.
I primi contatti su Skype
In un’oscura camera d’albergo di Manila, l’agente costretto a fingersi pedofilo inizia a comunicare su Skype con una filippina, madre di cinque figli, il più grande di soli dieci anni. La donna sa che Mike è nella capitale e gli propone di fare sesso con i suoi bambini. “Puoi giocare con loro se questo ti rende felice”, scrive. Il detective sotto copertura vuole andare ancora più a fondo e chiede se si tratta solo di fare sesso o può abusare dei piccoli a piacimento. La risposta della madre è terrificante: “Puoi fare tutto ciò che vuoi”. Il compenso richiesto: diciotto dollari.
I mostri online
Un’altra delle donne presenti in chat è disposta per cinquanta dollari a fare sesso con uno dei figli. Nel corso della trattativa, arriva anche a proporre un’anteprima video per convincere meglio l’agente. Mike afferma che la donna ha già realizzato oltre quaranta filmati nei quali mantiene rapporti sessuali con i suoi bambini. “Ci sono un sacco di uomini in tutto il mondo disposti a pagare per assistere ad un rapporto pedofilo incestuoso. Il mostro può essere ovunque”, sostiene Mike. “Molti clienti non cercano sesso con i bambini – precisa – nella maggior parte dei casi si tratta di uomini alla ricerca di perversione”. Ma i pedofili online sanno perfettamente che si sta consumando un abuso nei confronti di un minore e ciò non li rende meno colpevoli di quelli reali. Non c’è limite all'orrore e alla depravazione. “In alcuni casi non si tratta di sesso ma di semplice tortura”, precisa Mike. “Delle persone malate, autentici mostri”, li definisce.
Le Filippine: un Paese povero dove però tutti sono sul web
Le Filippine – ricorda la reporter autrice dell’inchiesta – sono il primo Paese al mondo per la vendita online di filmati con rapporti sessuali incestuosi. Un quarto della popolazione riesce malapena a sopravvivere ma le connessioni Internet sono cresciute del 900 per cento negli ultimi decenni creando nuove opportunità per gli sfruttatori. Altro aspetto rilevante: tre quarti della popolazione filippina parla inglese e questo facilita ancora di più i contatti con i pervertiti di tutto il mondo. Secondo il team di investigatori dell'Hsi, i crimini connessi allo sfruttamento sessuale infantile rappresentano il 70 per cento delle loro indagini nelle Filippine.
Le indagini dell'Hsi per fermare i pedofili
Oltre a far arrestare le donne responsabili degli abusi sui minori, gli agenti nordamericani cercano di impedire che i loro connazionali vadano nelle Filippine a commettere questi tipi di crimini. E non sono pochi i cittadini Usa coinvolti nelle violenze pedofile: il team di detective a Manila sta seguendo oltre sessanta casi. “Il picco degli abusi avviene tra fine marzo e i primi di aprile con la fine della scuola”, afferma Juan Bortfeld, uno degli agenti dell'Hsi nelle Filippine. “In questo Paese puoi fare tutto quello che vuoi con un po’ di soldi – continua – ci sono pervertiti che pagano le ragazze per scavare la loro stessa fossa solo per vedere la paura negli occhi delle vittime”.
L’arresto delle sorelle Su
Ci sono voluti due anni di indagini prima di arrivare a vedere in faccia le sorelle Su. "La cosa più difficile è stata farle uscire allo scoperto perché – ammette Bortfeld – queste donne preferiscono commettere i loro abusi tra le mura domestiche, lontane da sguardi indiscreti". Per Mike non è la prima volta che ha dinanzi le sorelle Su: per riuscire ad entrare in contatto con loro ha dovuto assistere in video agli abusi ad un bambino, violentato dalla madre mentre dormiva.
L’incontro tra Mike e le due sorelle avviene in un centro commerciale di Manila, un primo contatto per instaurare un rapporto di fiducia. Due ore dopo le donne arrivano sorridenti assieme ai figli che, ignari del crudele destino che li aspetta, saltellano allegramente. La prossima volta che si vedranno sarà in una villa alla periferia della capitale dove dovrebbe consumarsi la violenza carnale. Il giorno dopo, le due sorelle arrivano puntuali accompagnate da tredici bambini. Uno dei piccoli, tenuto in braccio da una delle donne, ha solo due mesi. In una stanza all'interno della villa comincia l’orribile elenco dei bambini disponibile ad essere abusati sessualmente dal finto pedofilo. Per la polizia filippina presente nell'operazione è sufficiente: fanno irruzione arrestando tutti, compreso Mike che deve continuare a sostenere la parte per non “bruciarsi”. Le due sorelle vengono ammanettate mentre i bambini sono portati via verso un rifugio sicuro.
Nessun segno di pentimento
Durante il loro arresto le sorelle Su non hanno mostrato alcun segno di pentimento o rimorso per quello che avevano fatto. Già dietro le sbarre hanno accettato di parlare con la giornalista della Bbc. All'insaputa del fatto che Mike fosse in realtà un agente sotto copertura, le due donne hanno cercato disperatamente di negare i loro crimini dando la colpa ai bambini e al loro desiderio di fare sesso con adulti sconosciuti. “Ha dodici anni, sa quello che fa”, ha dichiarato una delle sorelle con il volto coperto. “Se non ci fossero stranieri come lui (Mike, ndr), non ci sarebbero questi casi nelle Filippine”, ha affermato l’altra. Sono incolpate di sfruttamento sessuale, pornografia infantile e traffico di minori. Per i loro reati ci sarà una condanna a 15 anni di carcere.
Una storia senza vincitori
Il futuro di questi bambini dipenderà molto dalle cure psicologiche che riceveranno. Molti dei piccoli porteranno per sempre i traumi degli abusi sessuali sofferti: violenza, tentativi di suicidio e tossicodipendenza le conseguenze più comuni. Alcuni di loro, inoltre, saranno discriminati per sempre per le colpe dei genitori. Come ricorda la giornalista alla fine dell’inchiesta, in questa storia non ci sono vincitori. Due madri finiranno in carcere e i loro figli non le rivedranno mai più.