video suggerito
video suggerito

Filippine, il presidente Duterte accusa: “Gli ambasciatori Usa sono spie”

L’ex sindaco, nominato “il Castigatore” per la sua politica non propriamente ortodossa, ha accusato i funzionari a stelle e strisce di complottare per rovesciare il suo governo. “Potrebbero anche spodestarmi, ma ve ne pentirete”.
A cura di Ida Artiaco
1 CONDIVISIONI
Rodrigo Duterte, presidente delle Filippine (Getty).
Rodrigo Duterte, presidente delle Filippine (Getty).

Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte continua a far parlare di sé. Dopo aver chiamato sia Papa Francesco che Barack Obama "figli di puttana" e aver fatto uccidere quasi cinquecento tra spacciatori e tossicodipendenti, tanto da guadagnarsi il soprannome di "castigatore", il 71enne ex sindaco di Davao City questa volta se la prende con gli ambasciatori americani presenti nel suo Paese, deridendoli e accusandoli nel corso di una intervista rilasciata alla televisione locale di essere delle spie, nominati solo per destabilizzare il suo potere. Duterte ha sottolineato come, anche se non ha ricevuto nessun rapporto ufficiale dell'Intelligence circa un possibile complotto a stelle e strisce per rovesciare il suo governo, ha creduto che la maggior parte dei funzionari internazionali fosse in combutta con la Cia, che a sua volta si è immischiata più volte negli affari di altri Paesi.

Come riporta la Reuters, il Dipartimento di Stato americano ha respinto le accuse del presidente filippino definendole più che mai false. "Ci sono alcuni ambasciatori degli Usa – ha rincarato la dose Duterte – il cui forte è quello di minare i governi degli altri Paesi". D'altronde, l'ex sindaco non ha mai fatto segreto della sua rivalità e rancore nei confronti di Washington e soprattutto dell'ormai ex presidente Barack Obama, a cui ha più volte detto di "andare all'inferno", minacciandolo di non interferire nella politica di lotta alla droga portata avanti nelle Filippine anche attraverso metodi non esattamente ortodossi, come gli omicidi extragiudiziari. La tensione tra i due paesi potrebbe, però, allentarsi ora che alla guida della potenza a stelle e strisce è stato eletto Donald Trump. "Non vedo l'ora che si insedi", ha continuato Duterte.

Come ha riportato il Manila Times, riferendosi ad una fonte anonima, l'ex ambasciatore degli Stati Uniti nelle Filippine Philip Goldberg, prima di tornare in patria, avrebbe lasciato un piano per screditare Duterte e favorire il suo rovesciamento, sostenendo le opposizioni e portando dalla propria parte i mezzi di comunicazione, ma anche i militari e gli alti funzionari governativi per rivoltarsi contro il presidente in carica e isolarlo economicamente. Non è la prima volta che Goldberg è oggetto di insinuazioni simili: già nel 2008, quando lavorava per conto di Washington in Bolivia, fu espulso dall'allora presidente Evo Morales, che lo accusava di schierarsi con i suoi avversari di destra e di orchestrare proteste di piazza. Ma questa volta gli Usa respingono ogni critica. "Potreste anche essere in grado di spodestarmi o screditarmi – ha incalzato Duterte – ma ve ne pentirete. Gli Stati Uniti devono imparare a rispettare le scelte democratiche fatte dal popolo filippino".

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views