Festeggia la sconfitta dell’Iran ai Mondiali: 27enne ucciso dalla polizia con un colpo alla testa
È stato ucciso con un colpo alla testa mentre si trovava in macchina con la sua fidanzata Mehran Samak, 27enne iraniano di Bandar Anzali, mentre stava festeggiando la sconfitta della nazionale della Repubblica Islamica contro gli Usa ai Mondiali in Qatar.
È successo ieri sera, e la notizia, diffusa da Iran Human Rights, e da Iran International, un media di opposizione con sede a Londra, ha fatto ben presto il giro dei social network.
Ad aprire il fuoco sarebbero state, ancora una volta, le forze di sicurezza del regime, impegnate ormai da quasi tre mesi a reprimere le proteste scoppiate nel Paese in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini.
Il giornalista iraniano Pouria Zeraati scrive che Mehran è stato colpito da uno sparo alla testa ed è morto in seguito in ospedale.
La gente in molte città si è riversata per le strade ballando, suonando il clacson e cantando slogan antigovernativi in seguito alla sconfitta della Nazionale, quando gli agenti di sicurezza li hanno attaccati con manganelli e in alcuni casi hanno aperto il fuoco contro di loro.
Secondo i video circolati sui social media, la polizia ha sparato contro i manifestanti anche nelle città di Zahedan e Iranshahr nella provincia del Sistan-Baluchestan, Izeh, Behbahan e Dezful nel Khuzestan e Kasha.
Nei quartieri intorno alla capitale Teheran e in diverse altre città come Qazvin e Karaj, le forze di sicurezza hanno attaccato le persone con i manganelli e le hanno picchiate violentemente prima di effettuare gli arresti.
Molti iraniani si sono infatti rifiutati di sostenere la Nazionale impegnata nella competizione in Qatar, vedendola come una rappresentazione della Repubblica islamica. I media statali hanno accusato "le forze ostili sia all'interno che all'esterno dell'Iran" di aver esercitato pressioni ingiuste sui giocatori in seguito alla sconfitta per 1-0 contro gli Stati Uniti nell'ultima partita del girone.
E tutto questo, mentre da un angolo all'altro del Paese continuano le proteste e la loro repressione. A circa tre mesi dall'inizio dei disordini, secondo Iran Human Rights almeno 448 persone sono state uccise, tra cui 60 bambini, mentre in 18.000 sono stati arrestati.