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Farmaco rincarato del 5000%, dopo le polemiche l’azienda ci ripensa

L’azienda che aveva alzato il costo del Daraprim da 13,50 a 750 dollari ha fatto retromarcia. Martin Shkreli, il Ceo 32enne di Turing Pharmaceuticals, ha annunciato che abbasserà il costo del farmaco.
A cura di Susanna Picone
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Alla fine Martin Shkreli, il Ceo 32enne di Turing Pharmaceuticals, è stato costretto a fare retromarcia. Il giovane imprenditore avrebbe deciso di fare un passo indietro dopo le polemiche che lo hanno travolto a causa della sua decisione di aumentare in appena 24 ore di ben il 5.000% il costo di una singola pillola di un farmaco che combatte la parassitosi (uno dei tanti possibili sintomi collaterali dell'Aids). Shkreli, che solo il mese scorso aveva acquisito i diritti di un vecchio farmaco – il Daraprim -, aveva annunciato che il costo di una sola compressa sarebbe passato da 13,5 dollari a ben 750 dollari. Aveva spiegato che il Daraprim costava troppo poco e la sua società aveva bisogno di generare profitti per investire in ricerca e scoprire nuovi farmaci, ma adesso è stato costretto a fare un nuovo annuncio per dire che abbasserà il prezzo del medicinale. “Abbiamo deciso di abbassare il prezzo di Daraprim al punto che sia più accessibile e consenta all’azienda di fare un profitto, anche se un profitto molto piccolo”, ha detto il Ceo alla Abc News. Il giovane imprenditore non ha però specificato quale sarà il prezzo finale del farmaco.

Anche Hillary Clinton è intervenuta sul caso Daraprim – Il caso Daraprim ha sollevato molte polemiche all’interno del mondo scientifico americano. “Il costo è ingiustificabile per la popolazione di pazienti vulnerabili che hanno bisogno di questo trattamento e insostenibile per il servizio sanitario”, sono le accuse contenute in una lettera scritta dall’Infectious Disease Society of America, dall’Hiv Medicine Association e da altre organizzazioni. Negli Stati Uniti hanno inoltre ricordato che per produrre una pillola di Daraprim basta un solo dollaro, ma secondo Shkreli i costi più alti riguardano la distribuzione e il marketing. Oltre ad appelli e critiche di diversi gruppi medici, l'azienda ha dovuto fronteggiare anche l'attacco del candidato democratico Hillary Clinton, che ha annunciato una serie di iniziative sulla farmaceutica e la ricerca, se eletta alla Presidenza.

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