Fantapolitica o realtà dietro il complotto iraniano contro gli Stati Uniti e Arabia Saudita?
Cosa c'è di vero dietro le accuse degli americani nei confronti del regime iraniano? Dalle parole del Segretario di Stato Hillary Clinton, sarebbe in atto una nuova minaccia terroristica mondiale che proviene proprio dagli iraniani. Dopo gli scontri tra Barack Obama e il presidente iraniano Ahmadinejad sull'onda di rivoluzione che ha sconvolto il Medio Oriente, e le continue dispute in ambito internazionale, sale un clima di tensione tra i due paesi che coinvolge l'intero sistema delle relazioni internazionali. Il governo di Teheran avrebbe pianificato un attentato all'ambasciatore saudita a Washington, grazie a due connazionali presenti sul suolo americano: Mansoor Arbabsiar, 56 anni, cittadino con doppio passaporto iraniano e americano, che è attualmente accusato per l'attentato insieme a Gholam Shakuri, fuggito in Iran.
Un complotto iraniano per uccidere l'ambasciatore saudita negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti accusano gli iraniani di complotto per uccidere l'ambasciatore saudita a Washington
Stando alle accuse americane, il governo di Teheran ha collaborato con i narcotrafficanti messicani per ammazzare Adel al-Jubeir, ambasciatore saudita negli Stati Uniti
Il complotto è venuto alla luce ora, ma sarebbe stato scoperto a giugno scorso, grazie ad un'indagine dell'Fbi (indagine che ha preso il nome di Operazione Coalizione rossa), al termine della quale sono stati accusati Mansoor Arbabsiar e Gholam Shakuri di aver preparato una serie di attacchi: oltre a quello dell'ambasciatore saudita a Washington, anche all'ambasciata israeliana e saudita in Argentina.
Gli Stati Uniti gridano al complotto dopo diversi mesi perchè Mansoor è stato processato in questi giorni e ha confessato di aver organizzato l'attentato. E' a questo punto che si sono scatenate le dichiarazioni di esponenti dell'amministrazione americana; il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha accusato l’Iran di aver superato il limite, seguita a ruota dai governanti sauditi.
Una delle preoccupazioni maggiori per gli americani è, come sottolinea Hillary Clinton:
l'escalation che potrebbe peggiorare i già tesi rapporti con Teheran. Ma anche per i legami emersi con la criminalità organizzata messicana. Stiamo contattando le varie capitali per spiegare cosa è accaduto e lavorare insieme contro quella che appare sempre più come una minaccia
Secondo la Clinton l'Iran avrebbe davvero "passato il segno", e il complotto di sicuro creerà una reazione internazionale che isolerà ancora di più il regime di Ahmadinejad.
Il governo di Teheran si è rivolto alle Nazioni Unite, consegnando una lettera al Segretario Generale Ban Ki-moon, in cui ha denunciato l'atteggiamento da “guerrafondai” degli Stati Uniti; in questa lettera si legge che per gli iraniani:
Le asserzioni americane sono una riprova della loro animosità di vecchia data nei confronti della Nazione iraniana
Una nuova "guerra silenziosa" tra Iran e Stati Uniti?
Barack Obama, insieme con il suo alleato di lunga data il Re saudita Abdullah, si dice pronto a rispondere in maniera dura contro l'Iran. Gli americani non hanno dimenticato l'attentato del 1979, quando un gruppo di giovani studenti della neonata Repubblica Islamica Iraniana, fondata dall'ayatollah Khomeyni, dettero vita all'occupazione dell'ambasciata americana nella capitale Teheran. Era il 4 novembre 1979, e i 52 ostaggi furono liberati solo 444 giorni dopo. Le motivazioni di quel grave incidente furono le proteste contro l'ingresso dello Scià di Persia negli Stati Uniti. L'occupazione dell'ambasciata americana a Teheran è stato un episodio di grande shock per gli americani, almeno fino all'attentato dell'11 settembre 2001.
Si ha davvero la sensazione di essere tornati ai giorni della Guerra Fredda, ma alcuni politologi sono abbastanza scettici riguardo il complotto, definendolo "uno scenario da 007". E' però più che plausibile l'eventualità del complotto iraniano sia vera per diverse ragioni sia per le frizioni tra gli Stati Uniti e l'Iran che per le diverse implicazioni regionali da tenere in conto: la primacy nel settore petrolifero, ad esempio. L'Iran dispone del 9% delle riserve energetiche mondiali e l'Arabia Saudita il 18%, ma tra entrambe è in atto una sorta di lotta silenziosa per affermarsi come potenza mediorientale. A dispetto dell'allarmismo da sempre lanciato su una possibile "minaccia islamica", ad oggi appaiono molto più forti le divisioni interne nella regione mediorientale (si pensi che le uniche due "teocrazie" sono proprio il Regno Saudita-a maggioranza sunnita- e la Repubblica Islamica Iraniana-a maggioranza sciita- e una loro possibile alleanza che possa minacciare il mondo è fuori discussione).
A ciò si aggiunge la duratura alleanza tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, legame che dura quasi dalla creazione del Regno saudita nel 1933. Ad oggi questo complotto (che se portato a termine avrebbe creato una sensazione di grande vulnerabilità per il governo americano che non sarebbe stato in grado di difendere uno dei principali consiglieri del Re saudita Abdullah) costituisce un ulteriore banco di prova della solida alleanza americana-saudita. Un'alleanza che dovrà subire però alcune crepe; è noto l'impegno di Barack Obama verso una riduzione degli impegni americani nella regione mediorientale: dopo il decennale impegno nella guerra in Afghanistan e la sospensione della guerra in Iraq come spesso ricordato nei suoi discorsi anche per sanare il debito pubblico americano. Con la "ritirata" americana forse gli iraniani hanno voluto dare una prova di forza, dimostrando di essere in grado sia di costituire una minaccia internazionale, che di riuscire a ricoprire il ruolo di "poliziotto" per la stabilità della regione-polveriera.