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Falsi profili con foto di belle ragazze: così truffava anziani per oltre 20mila euro

Kerryann Williams, 33enne inglese, è stata condannata a due anni di carcere. Aveva creato ben 19 profili rubando foto di ragazze attraenti in Rete, coi quali ingannavano pensionati e uomini separati, fingendo di essere una ragazza vittima di abusi domestici.
A cura di B. C.
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Kerryann Williams, 33enne inglese, aveva consolidato il suo sistema di truffa: creare dei profili falsi sui siti di incontri online utilizzando foto di donne particolarmente attraenti rubate qua e là in Rete. Quindi, contattare uomini iscritti al sito – nella maggior parte dei casi si trattava di anziani – e quindi iniziare a chattare con loro. La donna molto abile nell’inventare storie elaborate per rendere le sue vittime più vulnerabili, finendo per persuaderle a fornirle dati sensibili e denaro.

Secondo le accuse, la Williams non avrebbe mai incontrato le sue vittime, ma sarebbe riuscita a truffare ben 19 uomini per oltre £ 20.000 (23mila euro) costruendo false identità su Facebook, e su diversi siti per incontri. In particolare avrebbe Ha ingannato un pensionato di 68 anni, quattro volte separate, utilizzando profili diversi, per un totale di £ 6.000 (7mila euro). Gli avrebbe promesso di fargli anche da badante, ma una volta ricevuti i soldi sarebbe scomparsa completamente. A quel punto la donna avrebbe creato un nuovo profilo falso, ripetendo le stesse mosse con l’anziano finito nuovamente nella truffa. L’uomo ha poi rivelato di soffrire ancora di “crisi di nervi” per quello che gli è stato fatto. Kerryann Williams è stata condannata a 2 anni di carcere.

La corte di Portsmouth ha affermato che la 33enne riusciva a guadagnare la simpatia e la fiducia delle sue vittime sostenendo di essere stata vittima di abusi domestici e di aver bisogno di aiuto. “Prometteva anche di incontrare le sue vittime, salvo poi far saltare tutto tirando fuori scuse riguardo ritardi del treno, scioperi o altri problemi personali che le impedivano il viaggio” ha spiegato il procuratore Nicolas Gerasimidis. “Sapeva benissimo quel che faceva. Le sue menzogne erano architettate in modo eccellente, così da far credere alle sue vittime che tutto ciò che affermava era vero” ha aggiunto l’accusa.

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