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Falsa la storia dello stupro al campus raccontata da Rolling Stone, la rivista si scusa

Marcia indietro della rivista dopo che un’indagine ha definito la storia pubblicata lo scorso novembre un “fallimento giornalistico evitabile”. Rolling Stone raccontava di uno stupro di gruppo compiuto da studenti appartenenti a una confraternita dell’università della Virginia.
A cura di Susanna Picone
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La rivista Rolling Stone ha formalmente ritirato un articolo che aveva pubblicato a novembre dello scorso anno e che raccontava di uno stupro di gruppo compiuto da studenti appartenenti a una confraternita dell'Università della Virginia. La marcia indietro e le scuse della rivista arrivano dopo un'indagine della scuola di giornalismo della Columbia, che ha definito la storia del presunto stupro di massa di una studentessa del primo anno un “fallimento giornalistico che poteva essere evitato”, puntando il dito sul processo di “supervisione editoriale e di controllo dei fatti” che si è rivelato difettoso. Un fallimento, dunque, che ha coinvolto tutta la catena editoriale della rivista, chi ha scritto il servizio, chi lo ha editato, chi lo ha controllato e chi avrebbe verificato l'autenticità dei fatti. A rivolgersi alla scuola di giornalismo della Columbia University affinché esaminasse a fondo l'articolo era stata la medesima rivista che aveva editato il pezzo.

Proteste sulla condotta sessuale nei campus dopo l'articolo di Rolling Stone

L'articolo pubblicato da Rolling Stone, dal titolo “A Rape on Campus” (Uno stupro al campus), aveva innescato proteste sulla condotta sessuale nei campus e aveva anche costretto il presidente dell'Università della Virginia a sospendere le attività delle confraternite per sei settimane. È emerso che l’autrice dell’articolo non aveva neanche mai sentito i sette sospettati autori dello stupro di gruppo al campus. Il 23 marzo scorso già gli inquirenti della polizia di Charlottesville, in Virginia, avevano riferito che la presunta vittima, identificata con il nome di fantasia “Jackie”, benché sentita più volte dagli agenti non era mai riuscita a fornire elementi per sostenere quanto riferito nell’articolo di Rolling Stone. Per non escludere l’ipotesi che qualcuno abbia fatto pressione sulla presunta vittima, il capo della polizia locale Timothy Longo, aveva dichiarato che il caso era sospeso ma non chiuso. Il direttore di Rolling Stone, Will Dana, si è scusato con i lettori e “con tutti coloro che sono stati danneggiati dalla storia”, soprattutto i membri della confraternita Phi Kappa Psi.

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