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Fa un test del dna per gioco e risolve un crimine commesso prima che lei nascesse: in cella la nonna

La storia di una ragazza statunitense che col suo gesto ha incastrato involontariamente la nonna materna mandandola in carcere per il caso di una neonata abbandonata e morta che rimaneva irrisolto da 27 anni.
A cura di Antonio Palma
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Un test del dna fatto per gioco da una ragazza di 23 anni ha permesso di risolvere un mistero che andava avanti da 27 anni e un delitto commesso prima che lei nascesse. È la storia di Jenna Rose Gerwatowski, un ragazza statunitense  dello Stato del Michigan, che col suo gesto ha incastrato involontariamente la nonna materna mandandola in carcere.

Quel test fatto per imitare un'amica, infatti, è entrato nelle banche dati e un anno dopo la polizia ha scoperto che vi erano delle corrispondenze tra il suo profilo e quello di una neonata abbandonata in fasce nella stessa zona ben 27 anni prima. Lo scorso anno infatti la donna ha ricevuto una chiamata dalla polizia dello stato del Michigan  in cui  le autorità l'hanno informata che avrebbero riaperto il caso perché il suo dna aveva corrispondenze con la neonata.

"Si tratta di un caso molto noto nella città in cui sono cresciuta noto come Baby Garnet " ha raccontato la giovane sui social, ripercorrendo quanto accaduto. La storia risale al 26 giugno 1997 quando un operaio scoprì una neonata che giaceva senza vita nella toilette di un campeggio di Garnet Lake. L'autopsia aveva rivelato che la neonata era morta per asfissia, un evento che, secondo le autorità, si poteva evitare.  Le indagini per risalire a chi fosse la madre però non portarono a nulla.

Lo scorso anno infine la svolta grazia al dna della 23enne. "Dovevo solo dare un campione pere avere i risultati della genealogia ma circa un anno dopo, mentre ero al lavoro, ho ricevuto una telefonata. Era un detective della Michigan State Police che diceva di aver riaperto il caso irrisolto perché il DNA corrispondeva alla vittima di questo caso" ha raccontato la ragazza.

Le indagini sono andate avanti e i detective hanno prelevato il DNA della madre di Jenna scoprendo che era una parente diretta del bambino. Infine il collegamento con la nonna materna e l'accusa di infanticidio per la 62enne. La donna, che la 23enne non ha mai conosciuto perché i rapporti si erano interrotti quando lei era piccolissima, deve rispondere di omicidio e occultamento di cadavere dopo aver confermato di essere la madre della neonata.

All'epoca, secondo quanto sostiene la polizia, la donna avrebbe partorito da sola nella sua casa di Newberry e non avrebbe cercato alcun intervento medico per salvare la bimba. Infine ha scelto di nascondere il corpicino nel bagno del campeggio a più di 20 km dalla città. La donna sarà processata il prossimo dicembre.

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