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In Francia istituito il reato di “spreco alimentare”

In Francia è stata approvata una legge che punisce chi spreca cibo e lancia un “dovere di solidarietà” per i grossi ipermercati. Le pene sono salate: fino a due anni di carcere per i condannati. Una novità importante in un campo in cui i buoni propositi difficilmente diventano legge. E allora l’Italia potrebbe dare un senso a EXPO partendo proprio da qui.
A cura di Giulio Cavalli
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Un'indagine realizzata nel 2014 da GFK Eurisko (in collaborazione con alcune catene di ipermercati) aveva indicato le enormi proporzioni di spreco di cibo in Italia: ogni famiglia butta in un anno 49 chili di cibo, in tutto il Paese si sprecano 1,19 milioni di tonnellate di alimenti. In termini economici, per intendersi, parliamo di circa 316 euro a famiglia per un totale di circa 7,65 miliardi di euro all'anno in Italia. Pane, frutta e verdura sono gli alimenti più "sprecati". Numeri importanti su cui da tempo anche in Italia è stata aperta una riflessione con l'istituzione della Giornata Nazionale contro lo spreco del cibo e un comitato scientifico guidato da Andrea Segrè.

Il 2015 è anche (e soprattutto) l'anno di EXPO che proprio sul cibo (e quindi i suoi consumi e i suoi sprechi) ha deciso di portare l'attenzione mondiale: sono numerosi i convegni, gli incontri e le iniziative che mettono allo studio ipotesi di una formazione culturale internazionale contro lo spreco e buone pratiche attivate in tutto il mondo. Proprio nelle scorse settimane la FAO ha parlato del 35% di cibo non utilizzato in totale nel mondo puntando il dito sui problemi di produzione, distribuzione e conservazione e alzando i toni su un tema etico prima ancora che produttivo.

La novità più interessante arriva dalla Francia che, tra maggio e giugno di quest'anno, ha cominciato a discutere una serie di provvedimenti legislativi che di fatto hanno istituito per la prima volta il reato "di spreco alimentare". L'Assemblea Nazionale Francese (ovvero la camera "bassa" del Parlamento) ha stabilito a maggioranza una serie di provvedimenti che stabiliscono il "dovere di solidarietà" per le catene di ipermercati della grande distribuzione (più precisamente per i supermercati sopra ai 400 metri quadrati di superficie) che non potranno smaltire cibo ancora edibile come rifiuto ma dovranno attrezzarsi convenzionandosi con gli enti di beneficenza. Una sorta di "dovere di buona educazione" stabilito per legge.

E sta qui la novità: il passo legislativo della Francia trasforma un bel gesto di buon senso in una pratica obbligatoria. E' la politica che si prende la responsabilità di definire i confini giuridici, oltre che etici, di uno spreco che l'estensore della legge non ha esitato a definire "un vero e proprio scandalo". Ma la Francia ha voluto spingersi oltre ridisegnando le politiche ambientali ed energetiche del Paese passando anche da buone condotte private come la promozione delle "doggy bag" (piccole buste per portarsi via il cibo avanzato al ristorante) e da speciali programmi scolastici per intervenire sui bambini fin da piccoli; a sottolineare la serietà degli interventi ci sono anche le pene molto severe che arrivano fino ai due anni di carcere. L'obiettivo del governo francese è ambizioso: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025.

Per questo il modo migliore per celebrare EXPO sarebbe un'iniziativa legislativa comune che si ispiri al reato di "spreco alimentare" appena scritto dal parlamento francese, un'azione comune e forte in un mondo che conta ancora oggi 800 milioni di persone sotto la soglia della malnutrizione e che applica una discutibili distribuzione delle proprie risorse. Un modello di differente rapporto con la produzione e gestione del cibo non solo è possibile ma oggi diventa obbligatorio per determinare una civiltà evoluta e egualitaria. E magari sarebbe sorprendentemente bello sentire parlare nell'anno di EXPO (e i suoi arresti, gli inutili cementi e le controverse gestioni) di un'Italia innovatrice nei diritti. O no?

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