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Ex ministro dell’Economia uccide la moglie nel loro ristorante: ondata di proteste in Kazakistan

150mila persone nell’ex Paese sovietico si sono mobilitate affinché venga promulgata una legge contro i femminicidi dopo che il caso della morte della 31enne in un ristorante di Astana e il tentativo di sviare le indagini da parte del compagno, ex politico.
A cura di Biagio Chiariello
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Anche il Kazakistan ha purtroppo la sua ‘Giulia Cecchettin‘. Così come in Italia il caso della 22enne veneta uccisa dall'ex fidanzata è diventato il simbolo delle proteste contro i femminicidi, quello di Saltanat Nukenova, 31 anni, ammazzata dal compagno Kuandyk Bishimbayev, lo scorso 9 novembre, ha generato un'ondata di proteste nell'ex repubblica sovietica culminata in una petizione firmata da quasi 150mila che chiedano vengano definiti reati specifici per prevenire la violenza domestica.

Bishimbayev non è un personaggio qualsiasi in Kazakistan, ma un ex ministro dell'Economia. Ma l'indignazione per quanto successo è dovuta non solo alla sua posizione, ma anche alle circostanze brutali dell'uccisione della moglie e ai tentativi dell'uomo di cancellare le prove.

Secondo quanto ricostruito dai media locali, Saltanat e il fidanzato stavano cenando in un ristorante di Astana di loro proprietà la sera del 9 novembre. Non è ben chiaro cosa abbia scatenato l'alterco, fatto sta che Bishimbayev avrebbe iniziato a colpire selvaggiamente la donna. Il decesso sarebbe stato provocato da un colpo alla testa inferto da un pesante oggetto.

A quel punto Bishimbayev, 43 anni, si sarebbe fatto aiutare dal fratello a far sparire i filmati di videosorveglianza del locale nei quali veniva mostrata l'aggressione. I media kazaki riferiscono di testimonianze di amici e conoscenti della donna secondo i quali l'ex ministro avrebbe picchiato altre volte la moglie in passato. L'uomo al momento dell'arresto avrebbe minacciato il suicidio.

Non è la prima volta che l'uomo viene fermato. Nel 2018 era stato condannato a 10 anni di reclusione per corruzione, una sentenza che aveva messo fine alla sua carriera politica. Un anno dopo era stato rilasciato in libertà vigilata.

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Nel solo 2022 in Kazakistan sono state denunciate 115mila violenze domestiche. La petizione punta ad una legge le che criminalizzi. Human Rights Watch fa sapere che le firme sostengono un’iniziativa parlamentare che prevede le percosse ripetute e i lievi danni fisici, che dal 2017 sono depenalizzati, siano considerati reati. Ma questo non basta, afferma l'associazione, denunciando quella che definisce "la natura sistematica della violenza in Kazakistan" e affermando che "le leggi del Paese, così come la polizia e la magistratura, mancano di proteggere adeguatamente le donne dalla violenza in famiglia".

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