Evasione di massa dal carcere di Goma, in Congo: ci sono morti. I ribelli dell’M23 prendono la città
Nella mattinata di oggi, lunedì 27 gennaio, i detenuti del carcere di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, sono evasi in massa dopo l'ingresso in città dei ribelli dell'M23. A riportare la notizia sono fonti di sicurezza locali. La prigione, che ospitava circa 3mila detenuti, è stata "completamente bruciata" durante una "fuga di massa". Ci sarebbero vittime, ma non è stato reso noto il bilancio.
Sui social stanno circolando in queste ore video del carcere dato alle fiamme e dei prigionieri che fuggono disordinatamente nelle strade circostanti. I ribelli dell'M23, sostenuti dal Ruanda, hanno dichiarato di aver preso il controllo della città, la più grande dell'est della RDC.
L'annuncio del gruppo è arrivato pochi minuti prima che scadesse un ultimatum di 48 ore imposto al governo congolese per la resa. Nelle prime ore del mattino di oggi sono stati sentiti colpi di arma da fuoco per le strade di Goma, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni presenti sul posto.
I ribelli hanno invitato i residenti di Goma a "mantenere la calma" e i membri delle forze armate congolesi a radunarsi nello stadio centrale. L'offensiva dell'M23 nel cuore della regione ricca di minerali rischia di peggiorare drasticamente uno dei conflitti più lunghi dell'Africa e di causare nuovi sfollamenti tra i civili. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, oltre un terzo della popolazione della provincia del Nord Kivu, dove si trova Goma, è attualmente sfollata e la presa di Goma probabilmente aggraverà la situazione.
In un messaggio su X il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha chiesto la protezione dei civili e affermato che il Paese si trova "in una situazione di guerra in cui le notizie cambiano continuamente". Domenica sera, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Congo ha detto durante una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza che, con l'aeroporto chiuso e le strade bloccate nel vasto hub umanitario e di sicurezza della regione, "siamo intrappolati".
Il Congo ha interrotto sabato scorso le relazioni con il Ruanda che ha negato di sostenere l'M23, nonostante le prove raccolte dagli esperti delle Nazioni Unite e da altri. L'ondata di violenza ha ucciso almeno 13 membri delle forze di peacekeeper nell'ultima settimana. I congolesi sono di nuovo in fuga. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato le avanzate dell'M23 in una dichiarazione rilasciata domenica sera, esortando i ribelli a ritirarsi dai territori conquistati.
L'M23 ha compiuto significativi progressi territoriali lungo il confine del Congo con il Ruanda nelle ultime settimane. L'esercito uruguaiano, presente a Goma con la missione di peacekeeping dell'Onu, ha dichiarato su X che alcuni soldati congolesi hanno deposto le armi. La ministra degli Esteri del Congo, Thérèse Kayikwamba Wagner, ha detto al Consiglio di Sicurezza che il Ruanda stava commettendo "un'aggressione frontale, una dichiarazione di guerra che non si nasconde più dietro manovre diplomatiche".
L'ambasciatore del Ruanda, Ernest Rwamucyo, non ha confermato né negato le accuse e ha incolpato il governo congolese, affermando che la crisi avrebbe potuto essere evitata se avesse "dimostrato un genuino impegno per la pace".
La Repubblica Democratica del Congo ha un territorio vasto all'incirca come l'Europa occidentale e al suo interno operano varie milizie sulla scia di due guerre regionali, scaturite dal genocidio del 1994 in Ruanda ai danni dell'etnia Tutsi, ricorda Euronews.
L'M23 è un gruppo ben armato che dichiara di volere proteggere la popolazione Tutsi nell'Rdc ed è composto principalmente da soldati di questa etnia staccatisi dall'esercito congolese oltre dieci anni fa.