Evacuati dal Sudan 105 italiani, Meloni: “L’Italia non lascia nessuno indietro”
"Dopo una giornata di trepidante attesa, tutti i nostri connazionali in Sudan che hanno chiesto di partire sono stati evacuati. Con loro ci sono anche cittadini stranieri. L'Italia non lascia nessuno indietro". Sono le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, pronunciate ieri sera dopo la conclusione della prima fase dell'evacuazione di cittadini italiani dal Sudan, colpito in questi giorni da un violento conflitto armato. Le operazioni di evacuazione sono state seguite direttamente da Antonio Tajani in stretto contatto con la stessa premier Giorgia Meloni e Guido Crosetto.
"Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa operazione così difficile, in piena zona di combattimento – ha detto ancora Meloni – Il mio plauso va al ministro degli Esteri Antonio Tajani e all'Unità di crisi della Farnesina, al ministro della Difesa Guido Crosetto, al sottosegretario Alfredo Mantovano, al Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, al comandante del Covi, il generale Francesco Paolo Figliuolo, al nostro ambasciatore in Sudan, Michele Tommasi, ai Servizi di Sicurezza. Voglio rinnovare anche in questa occasione il mio appello alla fine della guerra, all'apertura di un negoziato che conduca a un governo a trazione civile. Il Sudan ha bisogno di pace".
Grazie ad un'operazione coordinata dall'Unità di Crisi del ministero degli Esteri, con assetti della Difesa e il supporto dell'intelligence, sono stati quindi messi in sicurezza oltre 100 connazionali, fra cui il personale diplomatico. Con il volo di un C130 dell'Aeronautica militare e un secondo volo di un AM400 spagnolo sono stati trasferiti a Gibuti 105 cittadini italiani e 31 stranieri, fra cui cittadini portoghesi, australiani, greci, britannici, svedesi.
Fin dall'inizio degli scontri, il 15 aprile, la Farnesina aveva attivato uno stretto coordinamento con la presidenza del Consiglio, il ministero della Difesa e le Agenzie di sicurezza, per monitorare le situazione e valutare le opzioni per mettere in sicurezza i cittadini italiani, che sono stati contattati individualmente dall'Unità di Crisi per verificare le loro condizioni.
Alle prime ore di ieri i connazionali sono stati fatti convergere presso la residenza dell'ambasciatore d'Italia, Michele Tommasi, il quale ha coordinato l'organizzazione del convoglio che ha raggiunto l'aeroporto di Wadi Seyydna, situato a circa 30 km a nord della capitale sudanese, unica via di uscita aerea, dal momento che lo scalo internazionale di Khartoum è inagibile perché danneggiato dai combattimenti.
In raccordo con altri Paesi europei e alleati, un ponte aereo internazionale ha permesso di raggiungere la base militare di Gibuti, dove i connazionali saranno ospitati. Il rimpatrio avrà luogo questa sera con volo dell'Aeronautica Militare.
In Sudan ancora migliaia di stranieri
Non solo l'Italia, ma anche molti altri Stati stranieri hanno evacuato ieri il personale diplomatico dal Paese, nonostante i continui combattimenti tra l'esercito sudanese e le forze paramilitari nella capitale Khartoum, che continuano a tenere in trappola milioni di civili. Ma ci sono ancora decine di migliaia di stranieri che si trovano al momento nel Paese.
Una persona è rimasta ferita quando un convoglio diplomatico francese è finito sotto il fuoco nella capitale, hanno detto i militari del Sudan, e anche un diplomatico egiziano è stato colpito e ferito, secondo il ministero degli Esteri egiziano.
Intanto, centinaia di membri dello staff delle Nazioni Unite hanno iniziato un esodo di 19 ore su strada. I governi britannico, canadese e olandese hanno evacuato le loro ambasciate, hanno fatto sapere funzionari su Twitter, mentre il ministero della Difesa tedesco ha confermato di aver avviato una missione per far uscire i cittadini tedeschi.
"Il nostro obiettivo, in questa pericolosa situazione in Sudan, è far uscire il maggior numero possibile di cittadini tedeschi da Khartoum", ha affermato il ministero su Twitter. Più tardi, il comando tedesco delle operazioni congiunte ha dichiarato che il primo aereo di 101 sfollati era arrivato in Giordania. Funzionari diplomatici e militari francesi hanno detto che la loro evacuazione è "molto complicata" e potrebbe ancora incontrare "difficoltà", aggiungendo che un aereo ha già lasciato il Sudan. L'esercito americano ha evacuato con successo i diplomatici americani e le loro famiglie durante la notte, ha detto sabato il presidente Biden. Elementi del SEAL Team 6 e del 3° gruppo delle forze speciali dell'esercito hanno preso parte all'evacuazione, ha precisato un funzionario della sicurezza. Gli americani sono stati trasportati in aereo su tre elicotteri MH-47 Chinook che sono volati prima da Gibuti e poi hanno fatto rifornimento in Etiopia, secondo un alto funzionario del Pentagono che ha informato i giornalisti sabato sera.