Etiopia, decine di cadaveri gettati nel fiume, anche donne e bimbi: si teme pulizia etnica nel Tigray
Corpi che galleggiano sulle acque del fiume, altri che giacciono lungo le rive limacciose, uomini, donne e persino bambini, quasi tutti con evidenti segni di tortura o con le mani legate alla schiena, è l’orribile scena che ormai da settimane si sussegue periodicamente lungo il fiume Tekeze-Setit, un corso d’acqua che segna il confine più occidentale tra Eritrea e Etiopia, mentre in un altro punto quello tra Etiopia e Sudan. Ed è proprio in quest’ultimo tratto del fiume dove si assistono sempre più spesso a scene che vanno oltre l’orrore tanto da far temere una nuova fase di pulizia etnica nella guerra che dall’inizio del novembre scorso si consuma tra forze armate del governo dell’Etiopia e le forze ribelli del Tigray.
Tutte le vittime, ormai a decine, infatti sono tutti cittadini etiopi di etnia Tigray la più settentrionale delle dieci regioni dell'Etiopia dove si sta consumando il sanguinoso conflitto che ha già causato decine di migliaia di profughi. Un reportage della Cnn lungo la sponda sudanese del fiume racconta di scenari da orrore. Testimoni e autorità locali in Sudan hanno confermato il ritrovamento continuo di cadaveri tanto da spingere il governo sudanese a convocare l'ambasciatore etiope a Khartoum per are informazioni su quanto sta accadendo che purtroppo rimane per lo più oscuro.
Cadaveri con le mani legate
Circa trenta corpi sono stati ritrovati tra la fine di luglio e l'inizio di agosto sul lato sudanese del fiume, nella zona di Wad al Hulaywah, nel Sudan orientale, ma dozzine testimoni hanno raccontato di aver raccolto quotidianamente corpi in Sudan in queste settimane. Si tratta di date non casuali visto che proprio alla fine di giugno di quest'anno, l'equilibrio del potere è cambiato improvvisamente quando le forze del Tigray hanno riconquistato la capitale regionale, Mekelle, e il governo etiope ha iniziato a ritirare le truppe dalla regione.
La guerra nel Tigray e le rappresaglie sui civili
Secondo le testimonianze raccolte dalla Cnn la nuova offensiva avrebbe spinto le forze governative e le milizie che detengono il controllo della città settentrionale di Humera, vicino al confine con l'Eritrea e il Sudan, a scatenare una violenta rappresaglia contro i civili con incarcerazioni di massa. Qui avverrebbero torture e massacri con i copi infine gettati nel fiume su cui si affaccia la città. "Riceviamo chiamate da persone a Humera che hanno visto persone marciare verso il fiume dalle strutture di detenzione e poi sentito spari e nessuno è tornato” hanno raccontato diversi testimoni in Sudan.