Esplosioni nel campo militare in Guinea Equatoriale: 20 morti e 600 feriti. Edifici distrutti
Almeno 20 morti e 600 feriti è il bilancio delle esplosioni che hanno scosso la Guinea Equatoriale, precisamente Bata e la sua base militare. Il bilancio spaventoso è ancora provvisorio: il presidente Teodoro Obiang Nguema ha attribuito le esplosioni nella base militare alla "negligenza" di alcuni soldati incaricati di gestire esplosivi, dinamite e munizioni.
Gli edifici sono stati distrutti dall'esplosione fortissima che non ha certo fatto pensare a una negligenza da parte dei militari ma a un vero e proprio attacco: le immagini arrivano tramite la tv locale Tvge che ha mostrato la devastazione delle strutture in prossimità della base militare colpita. Alcuni edifici sono crollati e da sotto le macerie sono stati tirati fuori persone ferite e alcuni cadaveri. Una colonna di fumo nero si innalzava dalla base di Nkoa Ntoma. Secondo il presidente, quanto accaduto sarebbe l'insieme di due fattori: gli incendi appiccati nei campi da contadini, mal controllati secondo il governo, e la scarsa cura di depositi di munizioni militari, che a quel punto sono saltati per aria. Le deflagrazioni hanno investito la città e causato danno a buona parte delle strutture.
Obiang Nguema ha ordinato un'inchiesta per appurare le responsabilità e ha lanciato un appello alla comunità internazionale per ottenere il suo sostegno in un momento difficile per la Guinea Equatoriale. Il tutto è reso ancora più complicato dalla crisi economica dovuta al calo del prezzo del petrolio dovuto alla pandemia di Covid-19. Bata è la più grande città della Guinea Equatoriale: conta 800 mila abitanti sui 1,4 milioni complessivi del Paese. La maggior parte vive in povertà, in condizioni precarie lavorative e di vita. La Guinea Equatoriale è da quasi 42 anni sotto il controllo del presidente Nguema ed è quasi sicuro che il figlio Teodoro Nguema Obiang Mangue gli succederà quando deciderà di ritirarsi. Il delfino del presidente è stato ripreso sul luogo dell'esplosione, accompagnato dalle sue guardie del corpo israeliane, per verificare cosa fosse accaduto.