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Esplosioni all’aeroporto di Aden, bombe contro il nuovo governo: almeno 13 morti e 17 feriti

Paura all’aeroporto internazionale di Aden, in Yemen, dove oggi si sono verificate una serie di esplosioni all’arrivo del nuovo governo yemenita guidato dal neo primo ministro Maeen Abdulmalik Saeed. Il bilancio è di 13 morti e almeno 17 feriti, tra cui non compaiono i membri dell’esecutivo. Al momento non è ancora chiaro chi sia responsabile di quanto successo.
A cura di Ida Artiaco
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È di almeno 13 morti e 17 feriti il bilancio di una serie di forti esplosioni verificatisi oggi all'aeroporto internazionale di Aden, in Yemen. Improvvisamente bombe sono state fatte scoppiare sulla pista di atterraggio, diventata in pochi minuti un vero e proprio campo di battaglia, all'arrivo del nuovo governo yemenita, i cui membri erano partiti dall'Arabia Saudita, nello specifico da Riyadh. Secondo la Reuters, tuttavia, tutti sarebbero rimasti feriti.

Al momento non è ancora chiaro chi sia responsabile delle esplosioni. Dalle immagini delle televisioni che erano sul posto, ce ne sarebbero state almeno due, a distanza di circa 30 secondi l’una dall’altra, miste a colpi di arma da fuoco, e potrebbe essercene stata una terza. Persone sul posto hanno testimoniato che la prima è avvenuta sulla pista d’atterraggio, mentre la seconda,  più vicina all’aeroporto, sembrava avere come obiettivo l’area lounge. Il ministro yemenita della comunicazione, tra i testimoni oculari dell'attacco, ha raccontato di aver sentito due boati e suggerito che si potesse trattare di droni. Era sul volo anche il primo ministro Maeen Abdulmalik Saeed, trasportato in tutta fretta con altri membri dell'esecutivo in centro città.

Il nuovo governo, nato la scorsa settimana e visto favorevolmente dalle Nazioni Unite e da parte del mondo arabo come tappa nel processo di pacificazione dopo 5 anni di guerra civile, è frutto di un compromesso tra il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, fuggito in esilio a Riad dopo la presa del potere da parte dei ribelli sciiti Houti, e i separatisti del sud sostenuti dagli Emirati. Dal 2015 infatti si è intensificato il conflitto perché una coalizione di stati arabi guidata dai sauditi ha lanciato un’operazione militare per sconfiggere gli Houthi e ripristinare il governo del presidente Abdrabbuh Mansur Hadi, che era stato costretto alle dimissioni ma che è tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale.

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