Esce di casa con un berretto da baseball al posto del velo: Mahak Hashemi uccisa a 16 anni in Iran
Era uscita da casa indossando un cappello da baseball al posto del tradizionale velo, cosa che stava facendo ormai da settimane in segno di protesta contro il regime al potere. Ma qualche giorno fa Mahak Hashemi non è più tornata.
La ragazza è stata uccisa a soli 16 anni a manganellate dalle forze di sicurezza a Shiraz, città dell'Iran centromeridionale. È l'ennesima vittima, donna e adolescente, delle manifestazioni che vanno ormai avanti da quasi tre mesi nel Paese dopo la morte della 22enne Mahsa Amini.
Mahak è stata uccisa il 24 novembre scorso. Per 48 ore non è tornata a casa, poi la chiamata alla famiglia: il padre doveva recarsi in obitorio per riconoscere due cadaveri senza nome, e uno era il suo.
Metà del suo volto è stato completamente distrutto dai colpi ricevuti e la schiena è stata spezzata dalle bastonate. I funzionari dell'IRGC hanno chiesto un grosso riscatto alla famiglia per la restituzione del corpo e ne hanno anche proibito il funerale, pur continuano a parlare di incidente, come già successo con le precedenti vittime.
Ieri anche l'Unicef è intervenuta per condannare "tutte le violenze contro i bambini e chiede di porre fine a tutte le forme di violenza e abuso che, secondo le notizie arrivate, hanno causato la morte di oltre 50 bambini e il ferimento di molti altri durante i disordini pubblici in Iran".
E nei giorni scorsi anche l'Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, Volker Turk, aveva denunciato, durante una sessione straordinaria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra che il numero dei minori arrestati durante le proteste in Iran "impressionante. Sono allarmato dalle notizie secondo cui anche i bambini sospettati di aver partecipato alle proteste vengono arrestati a scuola".
Degli oltre 14mila arresti effettuati finora dal regime, tra i 500 e i mille sono minorenni, molti dei quali minacciati anche di esecuzione.