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Erdogan: taglio cesareo usato in un complotto per “sterilizzare le donne”

L’Associazione Ostetrici Turchi risponde alle accusa lanciate dal primo ministro Erdogan affermando che i tagli cesarei servono per salvare la vita alle madri e ai bambini, non per sterilizzare le donne.
A cura di Laura Murino
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Il quotidiano turco Today's Zaman riporta la notizia che i ginecologi turchi e l’Associazione Ostetrici (TJOD) hanno pubblicato un comunicato stampa rivolto al primo ministro Erdogan. Durante un evento pubblico, tenutosi il 18 giugno, organizzato dal premier per promuovere il progetto del ministero “Essere Famiglia”, Erdogan avrebbe definito i parti cesarei come “omicidio”. Secondo il primo ministro, attraverso i parti cesarei gli ostetrici avrebbero “sterilizzato le donne” che vi si sottoponevano. Parte di un complotto per sterilizzare le donne, per anni si sarebbe portata avanti questa operazione di sabotaggio. La TJOD, che raccoglie quasi 5.000 ginecologi in tutta la Turchia, ha risposto con una dichiarazione alle affermazioni di Erdogan dicendo che “i ginecologi turchi di tutto il paese hanno messo i loro cuori e le anime nella salute materna e infantile” e che il “taglio cesareo è una procedura medica a cui i medici ricorrono solo quando è necessario per salvare la vita della madre e del bambino, non un metodo di sterilizzazione”.

Il TJOD ha inoltre precisato che il numero degli aborti e delle morti delle madri durante il parto è calato significativamente, grazie al duro lavoro dei medici. La costituzione turca permette alle donne di ricorrere all'aborto fino alla decima settimana di gravidanza. Se le morti causate dall'aborto è di uno su 50 donne, contro il tasso medio mondiale che è di uno su otto. Il comunicato continua spiegando che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si dovrebbe restare sotto una media del 15-20 % di tagli cesarei rispetto al totale delle nascite. Ricordando che la percentuale negli Stati Uniti è del 33% e in Italia del 36%, riconduce l’alta percentuale turca, 45%, a diversi fattori come l’aumento del dolore del parto, la carenza di ostetriche e la paura dei medici di fare errori.

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